Resta sugli scudi il confronto tra Matteo Salvini e il territorio del nord, dopo i mal di pancia dei vecchi leghisti, a partire dalla mossa del ‘Comitato Nord’ messo in piedi da Umberto Bossi. Ieri sera il leader della Lega, ospite a Saronno, nel Varesotto, per una iniziativa del partito ha incontrato dirigenti, amministratori locali e militanti.
Nessuno si nasconde – a quanto filtra dal confronto a porte chiuse – che il risultato elettorale della Lega è stato deludente, ma nessuno punta il dito contro il segretario. Anzi. Così, a quanto apprende AdnKronos, lo stesso Salvini ha buon gioco a rivendicare il lavoro fatto, chiarendo che non ci sono ipotesi di passi di lato nel partito: “Troppo comodo – avrebbe detto – fare come fanno altri, c’è chi lascia la segreteria dopo la sconfitta elettorale”, è il ragionamento con implicito riferimento a Letta e al partito democratico. “Io – avverte – me ne andrò solamente quando riporterò la Lega al 30%”.
Ad ascoltarlo anche Attilio Fontana (cui Salvini ha confermato essere il candidato per la Regione) e Giancarlo Giorgetti. Con il ministro per lo sviluppo economico che avrebbe ripercorso le tappe dell’impegno leghista al governo, spiegando che in ogni caso è stato meglio starci al governo per fare le cose possibili.
Al tavolo e in platea, con i militanti anche il senatore Stefano Candiani e altri dirigenti. Poi il tempo di una battuta da parte di Francesco Speroni, leghista della prima ora e già ministro per le Riforme nel primo governo Berlusconi. “Che dobbiamo fare con il Comitato di Bossi? Posso firmare anche io?” è la domanda rivolta a Salvini. “Dove c’è la firma di Bossi, subito sotto c’è la mia”, sarebbe stata la risposta del segretario.