Fare una cosa senza comunicarla è come non averla fatta. Cominciamo da qui, da quella che personalmente considero da sempre la vera chiave di volta, il concetto che sta alla base di tutto. Ancor di più se parliamo – come vogliamo fare in questo caso – di comunicazione politica.
Repetita iuvant: fare una cosa senza comunicarla è come non averla fatta. E’ questo il primo punto da tenere presente se facciamo politica e vogliamo essere capaci di comunicare nel modo giusto. Sembra qualcosa di banale, tanto è semplice. Eppure molti non lo capiscono. Forse non è neppure colpa loro, è solo quella che definirei, aiutandomi ancora una volta con il latino, la loro forma mentis.
C’è, infatti, chi è davvero convinto che la comunicazione, in fondo, serva a poco o a nulla. Così la trascurano, non le danno l’importanza che merita. Non ci credono. La considerano qualcosa di cui è possibile fare a meno. Che errore! Non comprendono, ahiloro, che la politica è comunicazione. A maggior ragione nel mondo attuale, in cui abbiamo tutti un telefono in mano. Le notizie circolano in Rete e sui social network: contenuti in grado di raggiungere, potenzialmente, milioni e milioni di persone.
COMUNICAZIONE E’ VISIBILITA’
Comunicazione è visibilità. Un politico vuole arrivare al maggior numero di persone possibile: più cittadini-elettori raggiungerà con le sue idee e le sue proposte, maggiore sarà – statisticamente – la possibilità di trovare chi è pronto a sostenerlo. Ovvio che la figura politica dovrà metterci del suo: una buona oratoria, una proposta credibile, empatia, sono alcuni degli ingredienti che serviranno per fare la differenza.
Mi occupo di comunicazione da oltre vent’anni ormai e posso assicurarvi che se il “prodotto” – la figura politica, in questo contesto – non è vendibile, non c’è bacchetta magica che tenga: le probabilità di fare un buco nell’acqua saranno molto alte. Al contrario, un prodotto valido sarà più facile da proporre e lì una buona comunicazione farà senz’altro centro.
MERLO (MAIE) IL PIU’ SEGUITO SUI SOCIAL
Tra gli eletti all’estero c’è chi ha capito da subito l’importanza di una comunicazione puntuale, costante, periodica, intelligente. Pensiamo a Ricardo Merlo, presidente del MAIE, politologo, con un passato da giornalista. E forse è proprio questo ultimo aspetto che l’ha aiutato da sempre a comprendere a pieno l’importanza di essere presenti all’interno del dibattito politico sui media e di informare con puntualità i propri elettori circa le attività svolte e le iniziative del Movimento Associativo Italiani all’Estero. Negli ultimi cinque o sei anni, poi, Merlo è esploso sui social, arrivando ad essere tra gli eletti all’estero – anche se in questa legislatura ha voluto saltare un giro – colui che detiene il maggior numero di follower, circa 70mila tra Facebook, Instagram e Twitter.
Un altro che secondo noi ha imparato, col tempo, a fare politica anche comunicando, è l’On. Fabio Porta, Partito Democratico, eletto in Sudamerica. Ha capito come utilizzare a proprio vantaggio i mezzi di comunicazione, occupando le pagine di questo o quel giornale con i propri interventi, comunicati stampa o interviste che siano. Questo gli ha consentito di raggiungere più persone (visibilità) di quelle che avrebbe potuto raggiungere se magari avesse partecipato a un paio di eventi fisici in qualche club di associazione.
Sia chiaro: anche il territorio è importante, dunque eventi in presenza sono fondamentali per un contatto diretto con il proprio potenziale elettorato. Ma anche quelli vanno comunicati, enfatizzati, rilanciati, raccontati: altrimenti restano un gruppo di persone che si sono incontrate a scambiare quattro chiacchiere, senza alcun riflesso positivo sui mezzi di comunicazione e dunque nel dibattito mediatico.
Non posso dimenticarmi di Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà: eletto alla Camera dei Deputati nel lontano 2006, nel 2008 – caduto il governo – era già fuori dal Palazzo. E’ caduto tante volte, ma si è sempre rialzato: non ha mai smesso di essere sul pezzo, di comunicare le proprie iniziative politiche e imprenditoriali, di raccontare il network del suo MdL. Ci ha tenuto, insomma, Romagnoli, a non abbandonare il proprio elettorato di riferimento. Complimenti per questo. A lui suggerirei soltanto di essere più costante nel lavoro di comunicazione che porta avanti, affinchè non sia necessario ogni volta, mettiamola così, ricominciare da capo.
Storicamente – come Italiachiamaitalia.it ci occupiamo di italiani all’estero dal lontano 2006 – il centrodestra – e i suoi eletti, nel tempo, tranne qualche eccezione – è sempre stato un po’ indietro sulla comunicazione politica organizzata. Almeno, per quanto riguarda l’universo degli italiani nel mondo. In Italia, al contrario, con Silvio Berlusconi editore e con Matteo Salvini e Giorgia Meloni (due giornalisti) che possono contare su milioni di follower, il centrodestra ha dimostrato soprattutto negli anni più recenti di avere capito l’importanza di una buona comunicazione. E finalmente pure il Cavaliere ha compreso l’importanza dei social, tant’è vero che nelle ultime Politiche ha puntato tutto su Facebook, Instagram e – udite udite – TikTok.
Insomma, se sei in Parlamento, se ricopri un ruolo istituzionale, è cosa buona e giusta comunicare. A mio modo di vedere, anzi, è un tuo dovere. Chi ti ha eletto, ma anche chi non lo ha fatto, ha il diritto di sapere costa stai facendo nei Palazzi, è curioso di conoscere le tue opinioni su questo o quell’altro tema, ha voglia di ascoltare le tue proposte.
SBAGLIATO PUNTARE TUTTO (SOLO) SUI SOCIAL
Comunicare, dunque. Senza trascurare nulla. Non comprendiamo, per esempio, come alcuni possano pensare di basare la propria comunicazione politica solo sui social, che alla fine molto spesso sono mondi a circuito chiuso. Intendiamoci, sono fondamentali: ma non possono di certo rappresentare l’unico canale di comunicazione di un politico. Che ne è del buon vecchio ufficio stampa? Non ci si può rinunciare.
C’è un mondo, anche per quanto riguarda l’editoria italiana all’estero, fatto di giornali, agenzie, siti web d’informazione o blog dedicati all’emigrazione, dove una persona che aspira a diventare parlamentare, o che lo è già, deve essere presente. Si tratta molto spesso di un lavoro, se non quotidiano certamente periodico e costante, importantissimo. E che insieme a quanto comunicato via social, rappresenta il vero racconto politico che si vuole portare avanti.
SE AVETE BISOGNO DI UNA MARCIA IN PIU’…
Mi son già dilungato abbastanza. Non pretendo di dare lezioni a nessuno. Ho solo voluto condividere con voi alcune delle mie opinioni, basate sull’esperienza che ho accumulato operando da tanti anni in questo settore e avendo collezionato casi di successo in occasione di diverse campagne elettorali, a livello di elezioni parlamentari, regionali e amministrative.
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