C’era un tempo in cui governi di ogni colore chiudevano Ambasciate e Consolati in tutto il mondo. La rete consolare veniva fatta a pezzi, venivano tagliati i fondi per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, si toglieva ossigeno alle Camere di commercio italiane all’estero, venivano create nuove tasse sulla cittadinanza italiana. Insomma, c’era un tempo in cui ai connazionali residenti oltre confine avevano tolto persino la speranza.
Poi la speranza è arrivata con l’insediamento di un eletto all’estero alla Farnesina. L’uomo giusto al posto giusto, come si dice. E così, come per miracolo, le sedi consolari che destra e sinistra avevano chiuso venivano riaperte; per la lingua italiana nel mondo venivano stanziate somme record; per le nuove assunzioni al ministero venivano trovati i fondi necessari. Persino i servizi consolari cominciavano ad essere più efficienti. Troppo bello per essere vero.
Infatti, durò poco. Un paio d’anni, forse poco più. Poi cambiò il governo e per gli italiani all’estero fu un brutto salto nel passato. A quando nessun eletto all’estero era presente nella stanza dei bottoni. A quando gli italiani nel mondo venivano considerati di serie B.
Con la presenza di un parlamentare eletto dagli italiani all’estero al ministero la differenza rispetto al passato era evidente. Chiara, netta. Proprio perché c’era una visione politica, c’era un amore autentico per le nostre comunità: si sentiva forte la responsabilità di dare risposte concrete a quell’altra Italia. Messa da parte quella parentesi, siamo ritornati ai tempi del menefreghismo più totale.
Non si placano le denunce che ci arrivano da ogni parte del mondo su servizi consolari inesistenti.
Diciamoci la verità: degli italiani nel mondo se ne fregano tutti da sempre, ma quando al ministero degli Esteri c’era uno di noi la musica era davvero cambiata. Ora come ora se parliamo di servizi consolari è un vero disastro.
Chiamateci pessimisti se volete, ma senza un eletto all’estero sul ponte di comando secondo noi siamo fregati. Ci auguriamo di cuore di sbagliarci. Vedremo con questo governo come andranno le cose. Terremo occhi bene aperti e antenne bene alzate. Ma il fatto che non sia stato nominato un eletto all’estero nell’esecutivo non ci fa ben sperare.