I dati che arrivano da questa tornata elettorale ci dicono due cose soprattutto. La prima: gli italiani sono sempre meno interessati alla politica. Il dato dell’affluenza (54%) è un record, in negativo. La seconda: se il centrodestra è maggioranza nel Paese a livello nazionale – almeno a giudicare dai sondaggi – non riesce a convincere a livello di territorio, soprattutto nelle grandi città. Così viene preso a schiaffi a suon di voti dal centrosinistra.
Tanti giornali oggi sparano in prima pagina titoli del tipo “Vincono i democratici, perdono i populisti” oppure “Sovranisti sconfitti”, ma noi staremmo molto attenti a spingerci in affermazioni così perentorie. Chi pensa, infatti, che il risultato di un voto alle amministrative possa essere paragonato a una partita nazionale sbaglia di grosso.
Bene Giorgia Meloni che con il suo Fratelli d’Italia ha raccolto tantissimi consensi su Roma (175.608 voti, 17,43%) e se la gioca con Matteo Salvini a Milano, lì dove la Lega dovrebbe fare man bassa di voti. Infatti il Carroccio arriva sì primo, con 48.283 voti (10,74%), ma Fdi è a un passo (43.889 preferenze alla lista, 9,76%).
La Lega a Roma ha preso circa 60mila voti (5,93%), un terzo di quelli targati Fdi. E’ anche vero che per una forza politica che arriva dal Nord prendere quei voti nella “Roma ladrona” è comunque un discreto successo.
Non gode di buona salute Forza Italia: 36.163 voti a Roma (3,59%), circa 32mila a Milano (7%). A votare il partito dell’uomo di Arcore è rimasto solo quel nocciolo duro di elettori che daranno il proprio voto a Silvio Berlusconi fino a che sarà vivo. E forse pure dopo.
L’eccezione è la Calabria: lì si votava per il governatore della Regione e a vincere è Roberto Occhiuto. Una candidatura politica fortemente voluta dal Cavaliere. In Calabria, nel voto per le Regionali, Fi conquista 131.882 voti (17,31%) che si sommano, tra l’altro, alla lista FORZA AZZURRI – Occhiuto presidente, che raccoglie ben 61.828 preferenze (8,11%), praticamente poco meno della Lega (63mila voti) e di Fdi (66mila).
C’è anche un altro dato, non meno importante: l’alleanza tra Pd e M5S funziona e porta risultati. Napoli parla chiaro: Gaetano Manfredi, candidato sindaco di una coalizione formata soprattutto da Pd e 5stelle, vince con il 63% ed è il nuovo sindaco del capoluogo campano. Batte il candidato del centrodestra, Catello Maresca, rimasto fermo al 21,8%. Si parla già di “laboratorio Napoli” per capire se l’alleanza plastica tra Pd e M5S potrà essere messa in campo anche alle prossime elezioni politiche. Non dimentichiamo mai, infatti, che entro un anno e mezzo al massimo si andrà a votare e i partiti si stanno preparando fin d’ora per affrontare quella sfida.
A Roma, dove al ballottaggio andranno Enrico Michetti, sostenuto dal centrodestra (per lui il 30% dei voti), e Roberto Gualtieri (27%), a sorprendere è non tanto il risultato di Virgina Raggi (19%, bocciata dai cittadini romani dopo cinque anni di disastri) ma quello che riguarda Carlo Calenda, che con la sua lista è riuscito a incassare 218mila voti e a ottenere il 19,82%. Davvero un risultato molto buono che lo mantiene sul podio, terzo dopo i candidati di centrosinistra e centrodestra. Per chi voteranno al ballottaggio gli elettori di Calenda? E quelli di Raggi? Saranno loro a decidere chi sarà il prossimo sindaco della Capitale d’Italia.
Ancora: esperimenti politici come quello delle liste presentate dal Ple, il Partito Liberale Europeo fondato da Francesco Patamia e Marco Montecchi, sono soltanto una perdita di tempo e soldi. Presa una manciata di voti: a Roma 1.357, lo 0,13. A Milano 970, lo 0,22. Nessun consigliere eletto. A Latina, dove avevano portato avanti una intensa campagna elettorale, 245 voti: lo 0,42%. Insomma, giusto una testimonianza con la presenza del logo sulla scheda elettorale e nulla più.
La politica, quella vera, la giocano i big, pezzi grossi da serie A; giocatori che sono capaci di correre per il campo in lungo e in largo e avere ancora fiato al 90esimo minuto. Non c’è più spazio per troppe divisioni, il voto in Italia si concentra su destra e sinistra con pochissime altre sfumature.
Certo è che, come ha detto giustamente Enrico Letta (che torna in Parlamento, eletto alle suppletive di Siena: a lui le nostre più vive congratulazioni), queste elezioni rafforzano non solo il governo, ma il centrosinistra: gli infondono ottimismo ed entusiasmo. Attenzione: lo abbiamo detto, sono amministrative e non elezioni politiche. Dunque, tutta un’altra cosa. Ma se Lega, Fdi e Fi vogliono governare nella prossima legislatura dovranno lavorare non poco per portare a casa l’obiettivo, soprattutto se dovranno vedersela con una alleanza tra dem e pentastellati.