Impeccabile. Ci stringiamo idealmente a quel lungo applauso che il Parlamento ha rivolto al presidente del Consiglio Giorgia Meloni a conclusione delle dichiarazioni programmatiche del governo: un discorso durato settanta minuti circa, alla fine del quale nell’Aula della Camera c’è stata una standing ovation.
Meloni è apparsa visibilmente commossa in quei minuti, a stento riusciva a trattenere l’emozione. Non deve essere stato facile assistere con i propri occhi al sogno di una vita che si avvera: diventare presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, dopo quarant’anni di battaglie politiche, portate avanti sempre a testa alta e con massima coerenza, farebbe scoppiare il cuore a chiunque.
Giorgia nel suo intervento è stata semplicemente perfetta. Dal punto di vista dell’oratoria direi eccezionale, considerando anche dettagli importanti come il ritmo della lettura e il tono di voce usato a seconda dei momenti in maniera magistrale. Completa, dal punto di vista politico: il premier ha toccato tutti i punti più importanti che interessano l’Italia e gli italiani.
“Non ho mai provato simpatie per i regimi, fascismo compreso”, ha sottolineato Meloni. Pensate un po’ come deve esserci rimasta la sinistra, che in campagna elettorale ha puntato tutto contro “la Meloni fascista…”. Una sinistra che, dopo l’incarico ricevuto dalla leader di Fratelli d’Italia, ormai è in preda al panico più totale: si aggrappa a questioni risibili (come il fatto che Giorgia abbia scelto di essere definita al maschile: “il presidente”, non “la presidente”) e dai vari tweet di Boldrini e compagnia cantante è evidente che ormai nel Pd sono proprio alla frutta.
Una donna sulla poltrona più alta di Palazzo Chigi è un fatto storico. Se ci aggiungiamo che è di destra, poi, in un Paese che sotto certi aspetti tende ormai al socialismo, capiamo bene quanto sia grande ciò che sta accadendo.
Non dimentichiamo, inoltre, il cambio generazionale. La leader Fdi ha 45 anni: una giovane donna, una madre, con i piedi ben piantati nel presente, con lo sguardo puntato al futuro e non al secolo scorso. Questo vale moltissimo: le servirà per il lavoro che si appresta a compiere per la nostra amata Italia.
Giorgia con il suo discorso ha dimostrato, ancora una volta, di essere una donna con grinta, cuore e cervello. Ha dimostrato di essere una donna di cultura; che anche a destra – incredibile a dirsi! – si può essere persone capaci di padroneggiare perfettamente la lingua italiana, scritta e parlata, e si può conoscere di letteratura, arte, storia, filosofia.
Meloni ha toccato i temi più scottanti della sua agenda politica, tra molti applausi generali e diverse facce ostinatamente chiuse. Ha parlato talvolta con emozione e voce rotta, soprattutto quando ha ricordato il suo percorso personale e politico. Ha cominciato a piacerci da subito, quando ha ringraziato le donne italiane che hanno dato lustro al Paese con le loro vite impegnate e vincenti, chiamandole per nome senza esclusioni ideologiche.
Ha continuato a stupirci nell’elencare i provvedimenti che intende attuare senza tentennamenti, anzi rivendicandone l’utilità e l’urgenza. “Gli inglesi mi considererebbero un underdog” e “farò quel che devo“: sono le frasi che ci sono rimaste impresse.
Non sono mancati passaggi articolati e citazioni colte. Abbiamo apprezzato le sue parole decise sui temi che la sinistra difende pregiudizialmente, come il reddito di cittadinanza e l’immigrazione incontrollata, spiegandone i limiti e proponendo soluzioni alternative condivisibili e praticabili.
Ha parlato anche di riforme costituzionali e di semipresidenzialismo, chiedendo anche alle opposizioni di discuterne.
Non poteva mancare nel suo discorso la condanna dei regimi totalitari e del fascismo, insieme alla ferma adesione all’Europa e ai valori della democrazia. L’importanza della famiglia e delle donne all’interno di essa è stata un’altra parte del discorso che abbiamo sentito nostra, perché accompagnata dalla volontà di attuare progetti di sostegno e di aiuti anche economici ormai inderogabili, considerate le difficoltà di questi tempi.
Cara Giorgia, sei stata bravissima. Questa sarà una legislatura tutta da vivere, fino in fondo. Ci godremo lo spettacolo di un premier capace di emozionare per davvero, di un governo che giudicheremo in base ai fatti, al lavoro che sarà in grado – o meno – di portare avanti. Allo stesso tempo continueremo a sorridere leggendo i tweet di una Boldrini che rosica di brutto e di una sinistra che, ad oggi, sembra essere incapace di ritrovare un proprio percorso.