Tempo di riforme in Italia. Di nuovo. Giorgia Meloni appare determinata. Tra “sindaco d’Italia” e “governatore d’Italia” (copyright Calderoli), si sta ragionando sul da farsi.
Vince facile Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia e Segretario del Comitato Tricolore per gli italiani nel mondo, che rilancia: “Anche gli italiani all’estero potranno votare”. Ne siamo felici. Se e quando la riforma prenderà piede, naturalmente; perché ricordiamoci che siamo in Italia, abbiamo la politica (e i politici) che abbiamo, e sappiamo che nell’attuale sistema oggi non si sa quel che succede domani. La maggioranza è solida agli occhi di tutti, per carità, ma nel nostro Paese mai dire mai.
Vedremo dunque che cosa partorirà la politica per quanto riguarda l’elezione diretta del premier. Anche se a noi che ci occupiamo da anni di italiani nel mondo interesserebbe di più parlare di riforma del voto all’estero. Perché senza quella, come lo voterebbero i nostri connazionali il sindaco d’Italia? Con l’attuale meccanismo elettorale che fa acqua da tutte le parti? Ci auguriamo proprio di no, altrimenti sarebbe davvero un disastro.
Ci auguriamo che il governo Meloni prenda il toro per le corna e, coinvolgendo il Parlamento naturalmente, si occupi una volta per tutte di mettere in sicurezza il voto degli italiani nel mondo. Adesso, insieme alle altre riforme. Ora, ad inizio legislatura, non alla fine.
Tutte le forze politiche, da destra a sinistra, sono d’accordo sulla necessità di riformare il voto all’estero. C’è solo da capire quali correttivi apportare, ma che quel sistema ogni volta abbia partorito orrori lo riconosce chiunque.
Votare alle prossime elezioni – siano politiche o di altro genere – con lo stesso sistema di sempre, vorrebbe dire avere mentito per l’ennesima volta agli italiani nel mondo, a cui la politica in tutti questi anni ha sempre promesso una seria riforma. Sarebbe una sconfitta soprattutto per la politica stessa, in effetti, e in particolare per i nostri cari eletti all’estero, che persino a conclusione delle ultime Politiche hanno giurato davanti a microfoni e telecamere: “Cambieremo questa legge, perché siamo arrivati a un punto di non ritorno”. Sono passati circa otto mesi da allora e noi italiani all’estero, poveri sfigati, stiamo ancora aspettando che da Roma arrivi un cenno in questo senso. Cara Giorgia, pensaci tu.