Le elezioni regionali in Sicilia mi hanno definitivamente chiarito che siamo giunti a una svolta decisiva nella comprensione del nuovo modo di fare politica in Italia. Avvisaglie concrete si erano già verificate nelle elezioni Comunali a Milano e, in particolare, a Napoli. Il voto in ambedue le città, infatti, aveva messo in evidenza una forte “astensione” e scelte su candidati che, seppur supportati da partiti politici (di sinistra), sono voluti apparire agli occhi degli elettori come apolitici o, meglio ancora, non condizionati dalle volontà politiche dei Partiti.
La Sicilia non è da meno, anzi ha confermato il trend astensionista e la ricerca di nuove aree esplorative su candidati innovativi e al di fuori della politica tradizionale (il Movimento 5 stelle). Ci sono, comunque, alcune varianti riguardo alle precedenti elezioni. L’elezione di Rosario Crocetta a presidente della Regione Siciliana, eletto con il 30,4% di voti per la coalizione Pd, Udc, Socialisti e Api, ha avuto una sola parola d’ordine: lotta alla mafia. Come se la lotta alla mafia potesse essere considerato motivo innovatore per una Sicilia che, pur avendo ancora oggi grandi, se non troppe, infiltrazioni di mafia nell’apparato istituzionale, per contro aveva solo bisogno di dimostrarsi capace di esprimere una politica che andasse al di là dei favoritismi, del malcostume, dei multiformi interessi selettivi e di parte e di tutto quanto di negativo abbia potuto rappresentare la giunta Lombardo. La vittoria della coalizione di centro-sinistra, pur dimostrando un riscontro popolare positivo, non rappresenta altro che il risultato più evidente della volontà di spartizione del potere politico, con scarsi intenti al cambiamento e alle riforme strutturali di cui la Sicilia stessa abbisogna.
Sul voto del Movimento 5 stelle il commento è ben diverso, in quanto se non ci fosse stata questa possibilità l’astensionismo sarebbe salito a oltre il 70%. Lo stereotipo del votante a 5 stelle, infatti, non ha nulla di politico, se non il fatto che nasce come voto di contestazione (giustissima) dell’attuale sistema politico. Per contro gli stessi eletti, seppur votati alla distruzione e all’ostracismo sulla politica tradizionale, non sono animati da nessun progetto politico. Di conseguenza sono da paragonare a una seppur legittima e validissima componente di contrasto e di lotta, ma certamente non si propongono in maniera costruttiva per la Sicilia e il suo futuro.
Nella sostanza, quindi, in Sicilia, pur constatando un sempre maggiore allontanamento dei cittadini dai partiti (in particolare quelli di centro destra), ha vinto la politica tradizionale, con il risultato che, con Monti Premier, la Presidenza Crocetta non avrà una vita lunga. Oltre alla politica delle alleanze che il Presidente Crocetta sarà costretto a fare per raggiungere la maggioranza, con un bilancio come quello attuale al limite della banca rotta, sono più che convinto che tra un anno massimo saremo punto e a capo, se non al Commissariamento.
In un mondo dove apparentemente tutto cambia e nulla cambia, è sempre più urgente riportare il cittadino a sentirsi parte attiva del sistema. Il popolo italiano può e deve quindi rimettere le proprie speranze in un qualcosa di nuovo che, per ora, solo il Movimento 5 stelle ha rappresentato. Per contro, è di questi giorni l’annuncio del Manifesto “Verso la terza Repubblica”. Manifesto che intende portare a una lista civica in supporto della conferma a Premier del Presidente Monti. Nel solo leggere i nomi dei promotori di questa iniziativa già si ha una chiara idea che si tratta di una “chiamata” alla partecipazione attiva dei singoli, dell’associazionismo e dell’elettorato di matrice cristiana, per una forma di politica italiana costruttiva, con finalità ben identificate e alternative a quanto proposto dagli attuali schieramenti/partiti. Il nome di Luca Cordero di Montezemolo, Presidente di Italia Futura, appare in chiara evidenza tra i firmatari del Manifesto. Sono dei giorni scorsi le sue parole: “Il manifesto Verso la Terza Repubblica guarda avanti, raccogliendo le migliori energie dell’associazionismo civico. Trovo insopportabile sentire Berlusconi e tanti altri politici parlare dei provvedimenti del governo Monti senza premettere che le tasse e l’austerità sono figlie del loro disastro politico”. Già da sole forniscono un chiaro orientamento riguardo a cosa aspira il manifesto. Ma anche l’adesione del Prof. Andrea Riccardi, primo Tecnico del Governo Monti ad aderire a iniziative politiche, non è da sottovalutare. Un uomo che ha sempre lavorato, spesso in silenzio, all’insegna di profondi sentimenti umanitari e di fratellanza pacifica. A lui si deve il raggiungimento della Pace nel ‘92 in quel martoriato paese del Mozambico. Pace istauratasi in maniera duratura grazie al ritrovato spirito comune di fazioni che si sono odiate per anni. Così come a lui e alla comunità di Sant’Egidio, da lui Fondata, sono da scrivere i preziosi interventi in campo umanitario e del sociale fra i poveri, i reietti, gli abbandonati, gli immigrati, gli emarginati, gli esuli, i rifugiati e tutti coloro che hanno bisogno di un cristiano aiuto. Ma l’elenco delle adesioni è lungo e ben quotato e il solo leggerlo riempie di aspettative e di gioia.
Non vorrei sbagliarmi, ma con l’apparizione del manifesto “Verso la terza Repubblica”, finalmente mi sembra intravedere la fine del bizantinismo politico italiano.
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