Superato il guado del Senato, dove le votazioni sulle riforme procedono ormai a grande velocita’, tutto sembra ruotare attorno all’imminente incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Un summit destinato a trovare un accordo definitivo sulla legge elettorale, ma soprattutto a ribadire il ruolo chiave del patto del Nazareno. Proprio per questo motivo si vive ancora in uno stato di sospensione politica.
Apparentemente tra Rottamatore e Cavaliere non ci sono grandi distanze: ma tutti sanno che la battaglia di palazzo Madama aveva messo nel mirino l’asse tra i due e non e’ detto che i risultati del nuovo vertice siano destinati ad accontentare le opposizioni. Nichi Vendola, per esempio, ha preso una posizione autonoma da M5S e Lega in attesa di capire se ci saranno novita’ sulle soglie di sbarramento e sulle preferenze, due punti vitali per il futuro di Sel. In realta’ c’e’ anche dell’altro. Non e’ un caso, infatti, che il premier abbia attaccato in un’intervista la ”cultura del sospetto” che sarebbe propria di una certa sinistra che continua a parlare di un accordo segreto con il leader di Forza Italia: l’allusione e’ ad un’intesa sulla riforma della giustizia in formato salva-Berlusconi (che Renzi esclude recisamente), e anche a possibili patti sul futuro presidente della Repubblica. Quest’ultima e’ certamente una partita chiave del futuro (Giorgio Napolitano non ha mai nascosto di considerare la sua riconferma come un puro ponte politico per superare il varo delle riforme nel clima di massima unita’ possibile), ma al momento costituisce solo uno degli sfondi dell’attuale orizzonte sul quale incombono ben altre emergenze. Quella economica prima di tutto.
Renzi e Berlusconi dovranno trovare una soluzione sull’Italicum che consenta loro di non scontentare le proprie basi e al Nuovo centrodestra e a Sel di restare in gioco. L’idea dei capilista bloccati e delle preferenze per gli altri candidati e’ una possibile via d’uscita, cosi’ come la riduzione della soglia di sbarramento per i partiti coalizzati al 4 per cento (l’azzurro Paolo Romani non lo considera un problema). Tuttavia Forza Italia non vuole lasciare nelle mani del capo del governo la conduzione del gioco a destra e fa sapere ad Alfano che se preferisce trattare esclusivamente con il premier, non si potra’ piu’ parlare di unita’ del centrodestra. Il che fa supporre che l’ennesimo vis a’ vis tra Renzi e Berlusconi difficilmente sara’ risolutivo: la sua funzione e’ per l’appunto quella di ribadire che l’architrave non si tocca, coma ha dimostrato la partita delle riforme a palazzo Madama.
Del resto entrambi i contraenti hanno interesse a circoscrivere gli spazi dei dissidenti con il comune obiettivo di blindare le rispettive forze in vista di un autunno che si preannuncia davvero caldo sul fronte economico. Jean Claude Juncker ha ribadito che la crisi non e’ ancora alle spalle, sebbene si sia verso la sua fine. Un paio d’anni fa Mario Monti aveva usato parole simili intravedendo ”la luce in fondo al tunnel”. Si e’ ancora a quel punto. La verita’ e’ che in settembre a Bruxelles si dovra’ rimettere mano a negoziati molto ardui: il problema resta il rispetto del fiscal compact.
Palazzo Chigi conta sulla promessa di liquidita’ della Bce ma non si fida di Berlino e, a questo punto, ha anche un problema di retrovie. Lo dimostra l’infortunio sui 4.000 insegnanti esodati ai quali era stata promessa una soluzione nel decreto sulla Pubblica amministrazione. Il relativo emendamento e’ stato bocciato dalla Ragioneria per mancanza di coperture, facendo infuriare il premier e anche Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, secondo il quale i diritti dei lavoratori vengono prima dei giochini dei ragionieri che lavorano al riparo di stipendi d’oro. Critiche durissime che consentono a Vendola e Salvini di attaccare il governo e di parlare di ”presa in giro” e di ”seconda fregatura”. Questo e’ il terreno sul quale il Rottamatore non si puo’ permettere scivolate perche’ a settembre prendera’ il via il ”programma dei 1000 giorni” sul quale non accetta interferenze ”tecniche”. Cosi’ ha preannunciato per fine agosto un intervento assai piu’ ampio su ”quota 96”: un nome che ricorda un po’ troppo da vicino le battaglie di trincea della prima guerra mondiale…
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