Una cosa sembra chiara: le opposizioni puntano ad un Governo tecnico. I leader di quei partiti (Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Carlo Calenda e Matteo Renzi) sanno bene che la gente non li vota. Si è visto anche alle ultime elezioni. Il centrosinistra (col Movimento 5 Stelle) ha perso anche in roccaforti storiche, come Ancona. Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle hanno perso anche in Molise. Dunque, i partiti di opposizione possono andare al governo solo in un modo: col ribaltone.
I leader dei partiti che stanno all’opposizione sperano che possa esserci un “incidente” in Parlamento. Ora, ci si dovrebbe porre questa domanda: l'”incidente” in Parlamento potrebbe verificarsi? Nell’attuale situazione, ciò è improbabile. Finché si manterrà l’attuale assetto della maggioranza, non accadrà nulla. Però, se l’assetto della maggioranza cambiasse, un certo rischio di situazioni imprevedibili ci sarebbe.
Al Senato, l’attuale maggioranza di centrodestra ha diciassette senatori in più delle opposizioni. Se, per esempio, Forza Italia e Fratelli d’Italia si fondessero in un unico partito, alcuni dei senatori forzisti potrebbero uscire dal centrodestra e (sempre per esempio) passare ad Azione o a Italia Viva, per avere qualche posto d’onore. Per fare politica, specie ad alti livelli, serve spregiudicatezza. Questo renderebbe la maggioranza in Senato risicata e ci sarebbe il rischio di ribaltone.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non sarebbe incline a indire nuove elezioni. I partiti di opposizione non chiederebbero l’indizione di nuove elezioni alle consultazioni, per ragioni ovvie. Una parte dell’attuale maggioranza potrebbe fare lo stesso. Così, il Governo tecnico (magari, di nuovo con Mario Draghi come premier) sarebbe servito, in barba alla volontà espressa dal popolo il 25 settembre 2022.