Quando lo shopping diventa un’esperienza di disagio, in cui gli acquirenti sono tristi e insoddisfatti, si guardano intorno disorientati o non vedono l’ora di concludere l’acquisto e tornare a casa, vuol dire che c’è qualcosa che non va. L’esperienza delle compere dovrebbe essere un piacere, qualcosa che si fa con gusto, per svago e divertimento – oltre che per necessità. Ma spesso le persone con disabilità non sono messe nelle stesse condizioni di tutti gli altri, e per alcune persone ciò che dovrebbe essere un momento piacevole diventa una fonte di stress e di fatica.
A volte, addirittura, certi ambienti risultano del tutto inaccessibili perché privi di un accesso praticabile per chi ha disabilità motorie: e laddove basterebbe una piattaforma montascale per risolvere gran parte dei problemi di accessibilità, si preferisce lasciare la barriera architettonica, per pigrizia o per mancanza di fondi (in alcuni casi perché semplicemente si ignora il problema).
Fortunatamente la tendenza degli ultimi anni va in un’altra direzione. Molti negozi, infatti, hanno accolto le linee guida di base messe a disposizione da associazioni, enti ministeriali e rappresentanze sindacali per rendere accessibili gli spazi e gli ambienti commerciali non solo per chi si muove, ad esempio, con la sedia a rotelle o con il bastone da passeggio (si pensi alle persone infortunate o agli anziani), ma anche per chiunque abbia problemi alla vista e all’udito.
Tali linee guida solitamente seguono le indicazioni dello Universal Design: si tratta di una scuola di pensiero e di un metodo progettuale che ha come obiettivo l’accessibilità, ovvero la possibilità – estesa a tutti – di accedere a spazi fisici, strutture e servizi. Avere una rete commerciale accessibile è infatti uno dei nodi chiave per costruire le città del futuro, ovvero una rete sociale in cui operare secondo le pari opportunità, guidata da un’amministrazione che abbia sempre un occhio di riguardo alle esigenze di bambini, anziani, persone con disabilità e di tutte le categorie solitamente etichettate come “minoranze”.
Tra le indicazioni che le linee guida suggeriscono, riportiamo quelle che ci appaiono più significativi e, in un certo senso, più “urgenti”. C’è infatti molto da fare in termini di accessibilità per creare uno spazio commerciale sicuro e comodo anche per le persone con vari tipi di disabilità, ma alcuni punti sono di interesse globale, e hanno quindi la precedenza. Li raggruppiamo in base agli ambienti in cui questi trovano più facilmente applicazione:
- Spazio “virtuale”
Iniziamo con una premessa: tutto ciò che concerne il negozio in termini di accessibilità dovrebbe essere ben segnalato online, in modo che la persona disabile possa informarsi con anticipo riguardo ad eventuali problematiche di accessibilità che possono interessarlo. Così come chiunque trae vantaggio nel conoscere anticipatamente, ad esempio, gli orari di apertura del punto vendita, allo stesso modo sarà necessario informare i clienti su eventuali gradini o dislivelli che possono impedire il passaggio in carrozzina, sulla presenza di servizi igienici, e così via.
- Spazio esterno
Lo spazio esterno al negozio non è meno importante di quello interno. Un punto commerciale deve innanzitutto essere raggiungibile, specialmente da chi non può sostenere lunghi tratti a piedi. C’è un parcheggio antistante l’ingresso del negozio? Ci sono posti riservati alle persone con disabilità o alle donne in gravidanza? Il negozio è raggiungibile con i mezzi pubblici? Esiste una pensilina o una generica copertura all’esterno del negozio, che serva da riparo in caso di pioggia? Esiste un percorso tattilo-plantare che consenta l’orientamento in entrata e in uscita?
- Ingresso
Spesso l’ingresso è il punto maggiormente interessato da barriere architettoniche di vario genere: gradini, porte strette, vetrate “invisibili” e altri pericoli sono all’ordine del giorno.
Per garantire un accesso (e una via d’uscita) sicuro a tutti è necessario:
- Eliminare dislivelli del terreno con l’ausilio di montascale a piattaforma e di rampe, la cui inclinazione non deve superare la soglia del 5%;
- Garantire una via d’accesso non più stretta di 90 cm: questa è infatti la larghezza minima in cui si muove una sedia a rotelle e non può essere ristretta;
- Utilizzare porte con funzionamento automatico, preferendo sempre il modello ad apertura scorrevole; qualora non fosse possibile, cercare di installare un modello leggero e facilmente manovrabile, dotato di una maniglia posta a 90 cm da terra.
- Spazi interni
Nel progettare gli spazi interni si dovrebbe prestare particolare attenzione alla disposizione dell’arredo, in modo che soddisfo due requisiti principali:
- L’arredamento non deve limitare lo spazio percorribile; deve quindi essere posizionato in modo che i percorsi all’interno del negozio siano sufficientemente ampi;
- Non deve costituire un rischio per il passaggio degli acquirenti: tappeti, zerbini, oggetti sporgenti o pendenti devono essere limitati al minimo ed essere sempre ben riconoscibili. Segnalare sempre ciò che può essere motivo di inciampo per persone cieche e ipovedenti.
Anche i prodotti in vendita dovrebbero seguire i principi per una corretta accessibilità: per esempio, dovrebbero essere sempre ben identificabili, etichettati con prezziari grandi e leggibili, e posizionali in modo da poter essere raggiunti senza difficoltà. La stessa cosa vale per il banco di distribuzione e la cassa, che non dovrebbero superare l’altezza di 90 cm.