Resta difficile fare una relazione oggettiva della politica italiana. In quest’autunno, i parlamentari seguitano in un confronto inammissibile. C’è, però, chi si sente autorizzato a travisare. Intanto, i risultati non cambiano e ci preoccupano non poco. Sgominati gli intrighi di Palazzo, si sono affinati i rapporti di possibili alleanze. Pur senza effettive novità. Sembra che in Italia solo un accordo politico di “centro/sinistra” possa ottenere una stabilità parlamentare. Ma il “centro” ha più anime e molteplici condottieri. Se in Patria la situazione è complessa, ancor più lo è per chi la segue, magari marginalmente, dall’estero.
Renzi continua la sua strategia di governo. La mancanza di proposte veramente accessibili è la “croce” di un Governo delle vane speranze. Non a caso, riteniamo che le attuali alleanze potrebbero dissolversi se, l’anno prossimo, non s’andasse al voto con una legge elettorale “nuova” sotto ogni profilo. Non ci sono, in Parlamento, uomini che abbiano mantenuto la loro linea politica originaria. L’unica certezza, ma non è poca cosa, è l’impossibilità di un “ribaltone”. La parola d’ordine resta “riformare”. Ma come? Su questo interrogativo, almeno per ora, s’infrangono tutte le tesi più percorribili. La possibilità d’apertura di più “strade” non ci convince.
Ne serve solo una; ma che sia quella “giusta”.
Superate, almeno per ora, le barriere ideologiche, restano da chiarire le vere intenzioni dei partiti, piccoli o grandi, che daranno vita al Parlamento italiano. Anche sulla questione “bipolarismo” ci sarebbe tanto da scrivere; ma poco da condividere. Nonostante i tanti “segnali” d’apparente coerenza, si continua a tirare il sasso e nascondere il braccio. Troppo comodo, a parer nostro, assumere posizioni di verifica cercando l’appoggio d’altre formazioni politiche. Neppure crediamo all’”avvicendamento” di tendenze che sembra serpeggiare proprio a livello maggioranza di Governo. Intanto, l’Europa darà un suo giudizio sulle prospettive di sviluppo italiane.
In quest’Esecutivo, solo la “regia” è in buone mani. Meno partecipi, però, ci sembrano gli altri elementi di una squadra di malintesi. Se la linea Renzi, che non è necessariamente l’unica, dovesse perdere il sostegno parlamentare, sarebbe punto a capo. Senza una nuova legge elettorale, seria e moderna, si tornerebbe a votare alla vecchia maniera. Con risultati imprevedibili. Se proprio non ci sono i tempi politici per cambiare registro, si rivedano, almeno, quelli della legislatura. Rispetto ad altri percorsi, questo potrebbe essere più praticabile senza scomodare, più di tanto, i progetti dei Partiti d’Italia. Pur non sottovalutando le incognite dell’imminente Referendum Istituzionale.
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