“Gola è mantenimento della vita” (Leonardo da Vinci)
“Solo gli imbecilli non sono ghiotti… si è ghiotti come poeti, si è ghiotti come artisti…” (Guy de Maupassant)
“Il peccato di gola ha una grande alleata nella buona digestione” (Roberto Gervaso)
“La gola è un vizio che non finisce mai, ed è quel vizio che cresce sempre quanto più l’uomo invecchia” (Carlo Goldoni)
“Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l’osso non lo digerisco” (Totò nel film Fifa e arena)
UNA BELLA SORPRESA
L’importanza non solo di chiamarsi Ernesto, ma soprattutto di cucinare come un re dei fornelli. E una delle sorprese più belle nella vita è quella di incontrare, casualmente, persone e anche personaggi di straordinarie qualità. Pensateci, mentre io vi racconto la mia ultima felicissima esperienza.
Siamo in campagna e abbiamo avuto ospite Ernesto, insieme con una nostra vecchia amica, Monica, a cui è legato da una recente e affettuosa relazione (occhio e croce, un sentimento ben più profondo di una classica liaison). Ebbene, Monica, che lavora nel settore dei viaggi e oggi filosoficamente sopporta la crisi (mi auguro temporanea) del settore, è una signora genovese, fascinosa per l’energia, le brillanti iniziative, la concretezza, il senso dell’umorismo.
ERNESTO, IL RE DEI FORNELLI
Ma Ernesto! Pugliese, ex imprenditore e manager di successo, è un settantino (così avrebbe scritto Camilleri) che è arrivato da noi, preceduto da una diffusa popolarità grazie alla sua passione per la cucina e i fornelli. Un piacere particolare per me, da sempre gaudente, anche per le delizie gastronomiche, ormai molto rare. Vi giuro, tutti voi lo vorreste per amico, vicino della porta accanto, oppure ospite.
CICERI E TRIA, DELIZIA DI LECCE
Eccovi, in sintesi: prepara il pane in casa, una meraviglia, con una prima lievitazione di dodici ore e una seconda di tre; i panzerotti, con pasta ovviamente forgiata con le sue mani, ripieni di pomodori e mozzarella; i “friscieu”, fritti con acciughe, rigorosamente di Cantabrico, olive e capperi. E poi il suo massimo prodigio culinario: “ciceri e tria”, ovvero ceci e pasta (tria, parola presumibilmente di origine araba). È una specialità di Lecce, ma chi sa le cose sostiene che Ernesto è più raffinato dei ristoranti nella città celebre per il barocco. Ancora: riso con i porcini, carne stracotta… In tre soli giorni.
Avete già indovinato che mi sono permesso di invitarlo, con Monica, per un periodo più lungo, in agosto?