Ogni tanto qualche pirla si alza al mattino e inizia a sputare veleno contro gli italiani all’estero e il loro diritto costituzionale al voto. Oggi è toccato a Gian Luigi Paragone, che da leghista convinto è diventato nel corso del tempo un fanatico grillino.
A Paragone replica, tra gli altri, il Sen. Aldo Di Biagio e lo fa su ItaliachiamaItalia, ricordando al giornalista che oltre confine esistono quasi cinque milioni di italiani, famiglie e lavoratori, ma anche sapienti artigiani e abili imprenditori che con sacrificio e creatività contribuiscono a diffondere l’eccellenza del made in Italy nel mondo e troppo spesso sono dimenticati dall’Italia. E Paragone non ne tiene alcun conto.
Grillino o grilletto? Sparare ad alzo zero contro i nostri connazionali e i loro diritti significa alimentare la rabbia e il livore di chi disprezza valori e sentimenti comuni e pensa solo a riempire la sua pancia.
Sul numero di oggi di Libero quello di Paragone non è l’unico articolo contro gli eletti all’estero e dunque contro gli italiani nel mondo e il loro diritto al voto. Ce ne sono altri due almeno, come quello firmato da Tommaso Montesano, dal titolo “Costano e nessuno se li fila, chi sono gli inutili 18” e quello intitolato “Dal ‘senador’ Pallaro che ci ha rifilato Prodi al voltagabbana Razzi salvatore di Berlusconi”, a firma di Paolo Emilio Russo. I titoli dicono tutto. In quest’ultimo si ricordano, tra gli altri, i nomi dell’ex senatore Di Girolamo – il 23 febbraio 2010 venne richieste il suo arresto, la magistratura lo aveva accusato di avere dichiarato il falso a proposito della sua residenza in Belgio – e quello dell’ex senatore Juan Esteban Caselli, di cui Silvio Berlusconi, intercettato, disse “quello è pericoloso, pericolosissimo…”.
Ecco, diciamo pure che finora tra gli eletti oltre confine alcuni non hanno brillato per preparazione e impegno, arrivando a provocare critiche perfino tra chi come noi ha sempre difeso le nobili motivazioni che avevano mosso il compianto Tremaglia. Ma tant’è. Non è raro che dietro una buona legge si nascondano personaggi discutibili che ne fanno un uso improprio e perfino immorale. Non avviene certo solo tra gli eletti all’estero. Forse che i loro colleghi eletti in Italia sono tutti degli esempi di rettitudine e di alacrità, con il 100 per 100 di presenze in Aula e iperproduttivi su proposte e disegni di legge? Non ci sembra sia così.
E comunque se gli eletti all’estero non sono tutti degni di stima o consapevoli del loro ruolo, le prime vittime sono proprio i connazionali, che sono stati delusi nelle loro aspettative e hanno ormai capito che per votare bene bisogna informarsi, seguire i candidati nei loro percorsi prima e dopo il voto, partecipare agli incontri, dare fiducia a chi si vede sul territorio, a chi difende diritti riconoscendo le difficoltà e non promette miracoli ma impegno e determinazione.
Quello di Libero è stato un triplice attacco meschino, ingiusto, persino poco preciso nelle informazioni date. E’ evidente che il voto all’estero è ancora una volta sotto la lente. E chissà con quali mire: ridurre gli spazi della democrazia? Come se essere cittadini italiani oltre confine valga meno rispetto ad esserlo nella Penisola.
Brutale Paragone, ma non ci sorprende. La risposta deve essere netta, collettiva, certi attacchi vanno rispediti al mittente. Ma allo stesso tempo gli eletti all’estero si mettano una mano sulla coscienza e si chiedano se in questi anni sono riusciti a rafforzare in Italia l’immagine di un popolo italiano che all’estero lavora e produce oppure se hanno fatto parlare di sé solo quando si è trattato di scandali e magagne varie. Anche da loro, soprattutto da loro, dipende la percezione degli italiani sul voto estero e sui parlamentari eletti oltre confine.
Discussione su questo articolo