L’occupazione, alla fine del 2016, rimaneva su livelli stabili, ma il dato nuovo riguarda la crescita dell’occupazione giovanile, ovvero quella della fascia 25-34 anni. A crescere è l’occupazione dipendente a termine, mentre calano gli indipendenti. Il tasso di occupazione è stabile al 57,3%.
I dati dell’Istat, commenta Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro, “confermano tre orientamenti del mondo del lavoro: l’aumento dell’occupazione, l’incremento dei contratti stabili, il cambio di passo per i giovani e per le donne. Sono gli obiettivi che ci proponevamo di raggiungere con il Jobs Act ed è il segno che con questa riforma si sta andando nella giusta direzione. Ma bisogna intensificare gli sforzi, attuare le politiche attive e far partire l’assegno di ricollocazione. Tutto questo ci fa dire che il Jobs Act è efficace, ma che è necessario intensificare gli sforzi, fare di più”.
Non la pensa allo stesso modo il Movimento 5 Stelle, per il quale “il Jobs Act del governo Renzi, oltre a non aver raggiunto minimamente le aspettative occupazionali annunciate inizialmente, si p dimostrato completamente inutile per ridurre gli altissimi livelli di disoccupazione, ancora al 12%. In particolare è la disoccupazione giovanile a sconcertare di più, superando addirittura il 40% con una crescita mensile dello 0,2%”.
In effetti la crescita di occupazione nella fascia 25-34 è compensata negativamente dalla diminuzione in quella degli under 35: cosa che fa dire a Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) su Twitter che “la disoccupazione giovanile è record, risale al 40,1%. Ecco che intendeva Renzi quando diceva di puntare al 40%…”. E per la Cgil questa è “la vera emergenza sociale del nostro Paese. Nessun commento ottimistico può accompagnare i dati sugli occupati e sui disoccupati di dicembre 2016 diffusi oggi dall’Istat. Il nostro mercato del lavoro – sottolinea in una nota – è fermo. La riduzione degli sgravi e delle decontribuzioni a pioggia sta facendo, mese per mese, calare le attivazioni di nuovi contratti a tutele crescenti. Queste restano positive, ma in forte diminuzione rispetto all’esplosione del 2015. Inoltre, più del 75% delle nuove attivazioni è a tempo determinato”.
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