Ultime notizie dal fronte dell’occupazione. Negative, anzi di più. Drammatiche e punto. I numeri brutti dell’Italia nell’ambito nazionale del lavoro. Da gennaio al 30 aprile, primo quadrimestre del 2012, l’anno della disgrazia italiana, 470 mila lavoratori sono andati in cassa integrazione. Semplicemente pazzesco il dato relativo al taglio del salario: 1,2 miliardi di euro. Ciascun lavoratore già perde 2.600 euro.
Mentre intorno, all’interno del pianeta Italia, si avvertono suoni sinistri, fratelli e compagni di episodi rappresentativi di autentici allarmi. Pericoli chiari, segnali pericolosi di malessere e malcontento. Se non peggio: due terzi della popolazione è esasperata, messa in ginocchio dalla crisi e dall’obbligo di pagare un prezzo alto, insostenibile in alcuni casi, a mo’ di contributo per aiutare il Paese ad uscire dalle difficoltà.
Monta la protesta: "Questo governo è forte con i deboli e debole con i forti". Suona più o meno così il tristissimo ritornello: "Vogliamo un Fisco più umano". Ovvero, atteggiamenti meno pesanti da parte di Equitalia, la società di riscossione dei tributi nazionali, e più in generale dell’Agenzia delle entrate. Equitalia è in questi giorni bersaglio degli assalti e delle proteste dei contribuenti vessati. A Livorno l’ultimo. E il segnale deve ritenersi preoccupante specchio di una situazione che potrebbe diventare esplosiva. E sullo sfondo, ancora imprenditori vinti dalle difficoltà, portati all’assurdo gesto estremo. Dei suicidi ormai si sta perdendo il conto. Come fare e cosa fare? Pensiamoci, facciamo, agiamo, senza perderci in chiacchiere e nella caccia a chi ha portato l’Italia e gli italiani in questo dramma.
Monti e il suo governo si ritrovano al centro del malcontento e, in alcuni casi, anche destinatari di pungenti accuse. Espresse talvolta a voce alta. Il premier ha fotografato la situazione con lucida semplice analisi, ma ancora non riesce a dettare i rimedi. "Se siamo in questa situazione, non dovete prendervela con questo governo. Ma con chi c’era prima di me e di noi".
Osservazione giusta: per anni la politica si è preoccupata e premurata esclusivamente di discutere di par condicio, processo breve, leggi ad personam, e quant’altro. La politica ha pensato solo a litigare, a scambiarsi accuse, a produrre scandali, e a incassare quattrini. Al di là delle parole, esiste il linguaggio dei numeri. Ineludibile, fa legge. I numeri esprimono con crudele chiarezza la drammatica situazione dell’occupazione in Italia. Siamo a questo incredibile e inaccettabile livello: 322 milioni di ore di cassa integrazione. Il trend prevede un miliardo di ore entro la fine dell’anno. Gli economisti osservano che i dati denunciano due aspetti. Drammatici entrambi: l’esistenza della crisi, profondissima, e l’inesorabile declino del settore industriale. L’Italia è alla deriva, si provveda, si faccia qualcosa di veramente incisivo e di decisivo.
I dati relativi alla cassa integrazione coinvolgono 940 mila persone. Circa un milione di lavoratori. Sì, un milione. Diamoci da fare, non pensiamo solo alla tassazione e alla caccia all’evasore. Aspetti importanti, determinanti solo se compagni di iniziative vere, concrete, efficaci.
Drammatiche notizie provengono dal fronte dell’occupazione. Intanto, la cassa integrazione mette in classifica le regioni d’Italia. Al primo posto la Lombardia, a seguire Piemonte e Lazio. Al Sud, la malinconica leadership è della Puglia. In uno scenario purtroppo ricco di vertenze tuttora aperte e di annunci di clamorose iniziative. A Roma, l’altro giorno, hanno sfilato 40 mila persone, con striscioni, slogan, cori, bandiere. A Termini Imerese, stabilimento Fiat, 2.200 persone attendono che la fabbrica riapra la lavoro. In Campania, ad Acerra, i lavoratori hanno occupato il tetto della fabbrica Simmì: rivendicate le commesse dell’Ansaldo-Breda. "Diversamente andremo avanti nella protesta". Dovendo considerare che le maestranze si sono costituite in srl e possono produrre da soli. A Ercolano, vicino a Napoli, sei lavoratori di una cooperativa disciolta hanno trascorso la notte sulla bocca del Vesuvio. Situazioni difficili anche in Sardegna, a Porto Torres e Portovesme. Problemi anche nella Valle dell’Ufita, in Irpinia, all’ex Iveco. Novaol Livorno si avvia verso la chiusura; Indesit è in liquidazione. Come pure Richard Ginori a Sesto Fiorentino. Nokia annuncia 588 esuberi. Alla Selex permane l’incertezza, 1.000 operai aspettano risposte. Mentre l’Inps prospetta un taglio netto del proprio patrimonio immobiliare. Settantotto immobili su 680, una riduzione del 10%, per un taglio complessivo di 1,9 miliardi di euro. Il progetto finale è di recuperare 4 miliardi. Meditiamo gente, meditiamo.
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