Sono le diciassette e trenta e alla Camera dei deputati si avvicendano da circa mezz’ora i capigruppo dei partiti per le dichiarazioni di voto sulla fiducia finale alla riforma del lavoro. Una riforma voluta insistentemente dal governo e auspicata come importante lasciapassare per il premier Monti impegnato nei prossimi giorni a persuadere l’Europa della bontà dei nostri propositi e della necessità di coniugare rigore e crescita per uscire dalla crisi.
Mentre le forze politiche cosiddette responsabili, pur otturandosi il naso per alcune incongruenze, spiegano la prioritaria motivazione della loro scelta impegnativa, del loro silenzio-assenso, l’irresponsabile Di Pietro attacca il presidente del Consiglio e il ministro Fornero con la solita prevedibile filippica rabbiosa e distruttiva, asserendo irresponsabilmente a telecamere accese che si tratta di una legge truffaldina, atta a imbrogliare l’Europa, a fingere inesistenti benefici, a negare i diritti dei lavoratori. Infine, mentre Monti prepara le valigie per il viaggio della speranza in Europa, il capopopolo Di Pietro, sempre più esaltato nel suo ruolo dissacratorio, lo invita a fare le valigie per dimettersi dal governo e lasciare ad altri, magari a lui stesso, il segno del comando. Potenza della democrazia, della libertà, dell’incoscienza.
Mentre si susseguono le frasi deliranti dell’ex magistrato in evidente raptus schizofrenico (e costui vorrebbe partecipare con il Pd al governo del Paese!), ci si chiede quanto e quale danno le sue parole abbiano potuto arrecare in Europa alla considerazione personale dell’attuale premier stimato e rispettato internazionalmente; e quale fiducia possa essere accordata alla nostra rappresentatività nazionale dinanzi alle scandalose accuse di truffa ai danni della Comunità Europea, quasi che siano stati truccati i bilanci dello Stato o le voci della finanza pubblica, in un momento cruciale per la nostra credibilità.
Ci vorrebbe la dittatura, per imporre il silenzio a tali personaggi nefasti: intendiamo la dittatura del buon senso, che dovrebbe negare il palcoscenico a costoro, come ai nemici della patria. Il giorno in cui sarà il popolo stesso a isolare i demagoghi violenti sarà un bel giorno per la Repubblica, le cui leggi non dovrebbero consentire che entrino in parlamento non solo i corrotti e i disonesti, ma neanche i guerrafondai. Come Di Pietro.
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