Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dice che è necessario fare in modo di richiamare in Italia i tanti giovani italiani che si sono recati all’estero alla ricerca di una vita migliore, di maggiori opportunità di lavoro. Sono convinto anch’io che Politica e Istituzioni debbano dare il massimo per non lasciare soli i giovani italiani, che spesso si sentono abbandonati e trascurati dalla propria Patria e che preferiscono lasciare lo Stivale per non morire di noia, di mancanza di prospettive, di disoccupazione. Credo che il ruolo dei diciotto parlamentari eletti all’estero debba essere anche questo: creare un ponte fra i loro Paesi di residenza e l’Italia, per contribuire al ritorno dei tanti giovani preparati e pieni di buona volontà che in Patria non hanno trovato risposte alle loro ambizioni lavorative.
La mancanza di lavoro è un fenomeno che sempre di più colpisce in Italia le nuove generazioni. Tanti miei coetanei, pur essendo diplomati o laureati, non riescono a trovare uno sbocco professionale. O se lo trovano, molto spesso non è quello per cui hanno studiato. Ci hanno raccontato per anni che per poter trovare un lavoro degno di tale nome bisognava studiare, essere preparati; ci hanno venduto la favola del ‘pezzo di carta’ che assicurava la possibilità di crearsi un futuro e di formare così una famiglia; eppure oggi tutto ciò non è nella realtà delle cose e i giovani sono sempre più sfiduciati e perplessi. Non sono pochi quelli che hanno addirittura rinunciato a cercare una occupazione, dopo l’ennesimo tentativo, e sono moltissimi coloro che hanno fatto o sono pronti a fare la valigia per andare in Europa o oltre oceano, alla ricerca della felicità. Sì, perché proprio di questo si tratta: la soddisfazione di fare un lavoro che ti piace, di guadagnare facendo ciò che ami e ciò per cui hai studiato una vita, è impagabile. E rende felici.
Mi auguro davvero di cuore che l’Italia torni ad offrire ai propri giovani una completa realizzazione, che contempli la possibilità di raggiungere il benessere economico senza dover rinunciare a coltivare gli interessi e le attitudini personali. E spero che sia più vicino il tempo del ritorno a casa di quelli che se ne sono andati: perché un Paese senza giovani è un Paese senza futuro, destinato – nel tempo – a morire.
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