Luigi Di Maio, ministro del Lavoro, intervistato dal Sole 24 Ore, anticipa i contenuti del cosiddetto decreto dignità, atteso a fine mese sul tavolo del consiglio dei ministri. “L’idea di fondo è quella di favorire il contratto a tempo indeterminato, ed evitare che ci sia un ricorso indiscriminato ai rinnovi, non è più ammissibile che ci siano contratti di settimane o un mese che vengono rinnovati senza una causalità, ma a discrezione dell’azienda”.
Cosa succederà ai rapporti a tempo determinato attualmente in corso? “Stiamo valutando la misura migliore che ci consenta di intervenire in maniera adeguata senza stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere”.
Le correzioni al decreto Poletti si estendono anche alla somministrazione? “Sulla somministrazione stiamo già lavorando ad alcuni strumenti specifici, dal momento che anche in questo caso lo strumento si è prestato ad abusi nel corso degli anni”.
Modificherete gli attuali incentivi rivolti a giovani e Sud che, finora, stanno dando risultati modesti? “Se i risultati sono modesti forse questi sgravi non sono stati sufficienti a rendere vantaggioso il contratto a tempo indeterminato, la scelta di essere il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico va proprio nella direzione di adeguare gli incentivi alle imprese legandoli alle assunzioni a tempo indeterminato. Così si riesce a far ripartire il lavoro per i giovani e a creare sviluppo nel Mezzogiorno”.
Dunque incentivi alle imprese “più adeguati” e legati alle assunzioni a tempo indeterminato. Stretta su contratti a termine e sulla somministrazione, per contrastare la precarietà. Apertura ad un periodo transitorio, per evitare di “stravolgere le attività aziendali e i contratti in essere”. Rafforzamento dei centri per l’impiego che dovranno essere “il cardine su cui dovrà girare il reddito di scorsa settimana dall’incontro cittadinanza”