La decisione del governo di procedere con un disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro fa salire la tensione nelle file del Popolo della Liberta’. Un ddl aperto a modifiche (come chiesto dal Pd) e’ fumo negli occhi dei pidiellini favorevoli, al contrario, a procedere con un decreto legge. Ad alzare la voce e’ Ignazio La Russa che bolla come ‘molto grave’ l’iter scelto da Mario Monti e chiede a Berlusconi di convocare l’ufficio di presidenza del partito per ‘valutare le misure da adottare’.
La possibilita’ che l’esecutivo potesse varare un disegno di legge e non un decreto in realta’ in via dell’Umilta’ era ben chiara da tempo. Ma questa soluzione, una volta codificata, certo lascia piu’ di qualche perplessita’ tra i big del partito, a partire dallo stesso Cavaliere. L’ex premier ripeva da giorni ai suoi interlocutori che l’idea di procedere con un disegno di legge avrebbe avuto come effetto immediato quello di depotenziare la riforma perche’ in Parlamento la sinistra ha gia’ pronte valanghe di emendamenti per affossare il testo.
Berlusconi ai suoi fedelissimi ha poi confidato lo scetticismo per un’approvazione rapida: conoscendo l’iter delle leggi, i tempi saranno biblici.
La strategia del Pdl di alzare la tensione potrebbe pero’ nascondere un secondo obietivo e cioe’ la necessita’ di evitare pressioni su Rai e giustizia. Fatto sta che ad alzare la tensione, oltre al coordinatore pidiellino, ci pensano i vertici del partito alla Camera: ‘Dissentiamo dallo strumento prescelto – attacca Fabrizio Cicchitto – perche’ la scelta fatta provochera’ un confronto parlamentare assai serrato e dagli esiti imprevedibili’. A rincarare la dose e’ Massimo Corsaro: ‘La decisione presa dal governo rappresenta un’allarmante battuta d’arresto – avverte il vice capogruppo – Oggi, improvvisamente, sparisce l’urgenza sul provvedimento piu’ atteso dall’Europa, dalle imprese e dagli investitori’.
Usa toni diversi ma altrettanto perentori anche il segretario Angelino Alfano che raccogliendo l’invito del presidente del Senato Renato Schifani si dice disponibile ad approvare la riforma entro l’estate a condizione pero’ che dal Parlamento non esca un ‘compromesso al ribasso’. Un messaggio indirizzato a Pier Luigi Bersani che ha gia’ fatto sapere di essere pronto a lavorare per modificare la parte sull’articolo 18. Il rischio e’ dunque di una guerra di veti incrociati: ‘Se si modifica l’articolo 18 – avverte il segretario pidiellino – e’ probabile che noi modificheremo anche altri aspetti del disegno di legge’.
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