Ho sperato che almeno una delle partite della domenica sera potesse far dimenticare, o almeno far passare in sottordine, la partita più volgare dell’anno: non ricordo un condensato di errori, di oscenità e scorrettezze come Milan-Juventus, il “match clou”, la “sfida scudetto” messa in scena dai Signori del Calcio, sempre quelli – quando serve – che sognano di rivedere le “famigliole” e i ragazzini allo stadio, come in Inghilterra. Sabato sera San Siro ha accolto non solo uno spettacolo diseducativo dal punto di vista puramente calcistico, grazie a un terno secco arbitrale da giocare sulla ruota della superficialità e del velleitarismo; c’erano anche i famosi tazebao insultanti partoriti da idioti molto simili a certi viaggiatori della rete; e c’erano anche i Dirigenti Importanti che si insultavano, si aggredivano a suon di volgarità; sullo sfondo, la colonna sonora di una tivù che mandava in onda le grida di un telefolle colto da un grave raptus mediatico. Non ho avuto la partitissima, ieri sera, ma almeno tre partite di calcio regolari, quasi una risposta alle cialtronerie della sera prima (e già che ci siamo non dimetinchiamo la penosa esibizione dell’arbitro Romeo in Genoa- Parma) con affermazioni di club ma soprattutto di uomini che al calcio hanno dato molto, e sempre con alto senso di sportività.
A Napoli s’è confermata la classe e la potenza di Ezechiele Lavezzi, il ragazzo di Villa Gobernador che studiava da elettricista dopo la prima bocciatura italiana a Fermo e la seconda nel Boca ed è diventato il nuovo Maradona di un Napoli tornato a riveder le stelle senza esibire le stimmate e i capricci del divo. Senza forzare, quasi rispettoso del dramma nerazzurro, il Napoli ha inflitto
a Ranieri la settima sconfitta nonostante i segnali di ripresa della Beneamata: il destino del sor Claudio è ora nelle mani di Moratti.
L’Udinese di Guidolin ha vinto a Bologna perché ha saputo spendere al meglio le qualità del superbomber Di Natale, uno che calcisticamente è nato alla periferia della città delle Due Torri; Dusan Basta ha aggiunto allo spettacolo un gol di alta classe, Floro Flores ha fatto il resto, punendo un Bologna troppo fiducioso in se stesso; e ora alle spalle delle due volgarotte signore del sabato sera un posto in Champions se lo giocano Udinese e Lazio, due squadre vere e “normali”.
Anche la Lazio di Edy Reja ha colto il successo sulla Fiorentina grazie all’ennesimo (tredicesimo) gol di Klose, un professionista serio e motivato, uno che ha riconquistato la nazionale tedesca che l’aveva scaricato; ma soprattutto mi piace salutare con un applauso l’affermazione di Reja, un vecchio signore delle panchine che ha preteso rispetto dal suo presidente, dal suo staff, e non ha dato dimissioni formali, le ha presentato pretendendo scuse e dimostrando d’esser pronto a lasciare la Lazio, minaccia che resta sul capo di Lotito e del suo braccio…maldestro, Igli Tare, conduttore di una campagna di indebolimento della squadra guidata dall’orgoglioso furlano. Lotito e Tare che sono riusciti a compiere un miracolo: ieri sera l’Olimpico era tutto con Reja che ha fatto dimenticare, battendolo, anche l’amato Delio Rossi!
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