Secondo Michel (chi sa perche’ no Michele) Martone, viceministro al lavoro, chi non si laurea entro i 28 anni e’ uno “sfigato”. Non e’ del tutto appropriata la parola, ma ha ragione. Ha anche detto che chi frequenta un istituto professionale e’ bravo, così come e’ da ammirare chi studia “sodo” e spregiativamente viene denominato “secchione” piuttosto che chi fa il furbo, copia e si diploma o laurea non sapendo un bel niente. Come sempre, quando si dice la verità, succede un “pandemonio” perche’ i “perbenisti” si scandalizzano.
Martone ha 38 anni e a 29 anni già insegnava all’università’. Poiché e’ “figlio di papà” probabilmente per lui e’ stato molto piu’ facile frequentare l’università’ di un figlio di operai. Pero’ non credo che questa sia la sostanziale differenza. E’ scontato che chi ha meno soldi dovrà laurearsi piu’ in fretta possibile per entrare al piu’ presto nel mondo del lavoro e non essere un costo per la famiglia e la collettività. Mentre il “figlio di papà” può frequentare l’università’ per “ammazzare il tempo”, sprecando anche quattrini, per raggiungere una laurea qualsiasi essa sia rimanendo, comunque, del tutto un ignorante. Ah, il sogno del pezzo di carta! Non sfugge che chi ha competenze vere ha più probabilità di trovare lavoro di un somaro seppure laureato. Infatti, il valore delle competenze lo stabilisce il mercato e non la laurea.
Nell’amministrazione statale si rifugiano molti laureati incompetenti che fanno carriera per il loro pezzo di carta ed e’ per questo che e’ ben nota la scarsissima efficienza della gran parte dell’apparato statale. Se vogliamo che termini questo sconcio e che ci sia piu’ efficienza nello Stato, il valore del titolo di studio deve essere abolito per dar spazio esclusivamente al valore ed al merito. Martone, che ora e’ al governo, dovrebbe far di tutto perché questo accada. Bene la petizione che e’ stata proposta per abolire il valore legale del titolo di studio. L’Italia ha bisogno di piu’ persone competenti e non di laureati fasulli.
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