L’attore Giorgio Colangeli parlando a Radio Cusano Campus sulla fiction italiana ha detto: “All’inizio anche io storcevo il naso. La fiction italiana ha avuto una sua evoluzione, dai tempi delle prime dove per problemi organizzativi bisognava anche inventarsi un format produttivo. C’erano problemi concreti di realizzazione del prodotto a prescindere dalla qualità artistica. Però col passare degli anni il prodotto televisivo è andato migliorando. D’altra parte era scritto che fosse così perché le maestranze, gli attori, chi faceva le fiction erano poi le stesse persone che facevano i film. Si trattava solo di avere un po’ più di fiducia nel pubblico e in questo ha avuto il suo ruolo internet perché, dando la possibilità di vedere anche i prodotti che vengono dall’estero, ha affinato il gusto ed ha imposto anche al produttore italiano di tentare di allinearsi. La qualità media dei prodotti è effettivamente cresciuta”.
Rimpianti per qualche film non realizzato? “Recentemente ho letto una bellissima sceneggiatura di un giovane regista iraniano che ha fatto i suoi studi a Londra e che voleva assolutamente girare un film in Abruzzo a L’Aquila. Ci siamo visti per una chiacchierata su questo ruolo, ho saputo qualche giorno fa che ha optato per un altro attore italiano più anziano di me, più giusto per la parte. Questo è un rimpianto perché io avrei pagato per fare quel ruolo”.
Sul mestiere dell’attore. “Ormai ho una certa età e faccio parte di una generazione di attori nata con l’impegno politico e culturale. L’attore ai miei tempi era un operatore culturale e anche politico. Nel ’68, negli anni 70 era tutto politica ed era un eccesso che è stato smaltito. Io però il mestiere dell’attore lo vedo ancora così”.
Su Roma. “Io giro per Roma in bicicletta e in metro. Roma la vedo come un figlio affezionatissimo che però vede anche i problemi e le storture. E’ una città che, come l’attore, sta sull’orlo dell’abisso sempre. Pensando ai vigili urbani, a tutte le persone impegnate in servizi pubblici come agli autisti Atac, immagino che tutte le sere tornino a casa e dicano: pure oggi è andata dai, ce l’abbiamo fatta. Ogni giorno si sfiora l’apocalisse, il blocco totale, la tragedia, basta un motorino in più parcheggiato in quindicesima fila che si potrebbe bloccare tutto. E’ una città a rischio”.