Molti, ingenuamente, pensavano che Renzi si desse una calmata, nei lavori della direzione del Pd, a fronte della sconfitta elettorale e dei mugugni dei numerosi dissidenti. Oggettivamente, non poteva farlo: se avesse abbassato la guardia, gli sarebbero saltati addosso spietatamente, come è stato spietato lui nel primo biennio del suo governo. Tuttavia, è ragionevole chiedersi: l’arroganza con cui, ancora una volta, ha trattato i suoi oppositori, non sarà modificata, attenuata in qualche modo?
Ad oggi, il premier/segretario dà l’impressione di continuare a puntare tutte le sue carte sul referendum. Anzi, ha rincarato la dose: “Se al referendum vince il no, non vado a casa solo io, ma l’intero Parlamento!”. A proposito di arroganza: questa è una frase quasi intollerabile, se Renzi sarà obbligato alle dimissioni, non toccherà a lui, ma al Presidente della Repubblica, Mattarella, indire eventualmente le elezioni.
Vero è che appare improbabile che i suoi oppositori nel Pd possano creargli serie difficoltà. E visto che oggi riferiamo battute a battutacce, ricordo quella di Fabrizio Rondolino vs Riccardo Barenghi, a proposito dei dissidenti piddini: “Sono morti che camminano!”. Esagerato e sfrontato, Rondolino, ma la battutaccia rende l’idea.
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