E’ la classica arroganza del potere, della serie “io sono io e voi non siete un caxxo…”. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma quando c’è di mezzo un politico, l’indignazione popolare è ancora più forte. Perchè chi sta in Parlamento dovrebbe rappresentare il meglio del Paese. Tant’è.
Gianfranco Librandi, deputato renziano, è protagonista, suo malgrado, di un servizio che sarà pubblicato su L’Espresso, nel numero in edicola domenica 19 gennaio, e già online sul sito web della testata.
Pesanti le accuse e le minacce che il deputato rivolge ai militari della Guardia di Finanza, durante una normale verifica fiscale presso le sedi della sua società Tci Telecomunicazioni avvenuta il 24 luglio 2019: “Sono un onorevole, un intoccabile”, “siete morti”, sicuro a capo dell’operazione c’è un “leghista di merda”.
Sono frasi trascritte in alcune relazioni di servizio dei finanzieri; il servizio racconta la reazione durissima del deputato di Italia Viva davanti ai militari che dovevano iniziare una normale ispezione fiscale nella sua impresa elettronica da oltre 200 milioni di fatturato l’anno.
Librandi avrebbe sostenuto, secondo le Fiamme Gialle, che lui è un deputato e un imprenditore che “lavora, non come voi che non fate un cazzo dalla mattina alla sera. Pago le tasse e quindi anche il vostro stipendio”. Poi ha insultato chi comandava l’operazione: “Sarà un leghista di merda”. Dopo essersi definito un “intoccabile”, l’ex Pd ha annunciato che uno dei militari non avrebbe più percepito la pensione. Minacce inaccettabili per chiunque.
Librandi ha salutato i finanzieri che facevano il loro lavoro con un definitivo: “Siete morti”.
Il settimanale ricorda che Librandi è finito agli onori delle prime pagine dei giornali solo qualche settimana fa. Quando l’Espresso ha scoperto che il parlamentare è il più munifico tra i tanti finanziatori della fondazione Open, l’ente renziano su cui sta indagando la procura di Firenze. Una segnalazione sospetta di Bankitalia sui conti correnti di Open segnala infatti come Librandi tra febbraio 2017 e giugno 2018 abbia donato ben 800 mila euro all’organismo un tempo guidato da Alberto Bianchi. Ricchi bonifici emessi attraverso la Tci, proprio l’azienda al centro della verifica fiscale che risulta ancora in corso.
Il deputato-imprenditore e la sua srl “sono ora finiti nel mirino della finanza di Varese a causa di altre segnalazioni della Banca d’Italia. Che evidenziano una serie di anomalie su cui i militari decidono di vederci chiaro. In particolare – spiega l’Espresso – su alcune operazioni finanziarie e immobiliari, connesse al rientro di capitali dalla Svizzera: gli investigatori evidenziano come circa 800 mila euro arrivati dall’estero siano stati infatti usati dalla Tci Telecomunicazioni per l’acquisto di due appartamenti a Saronno e a Porto Cervo, mentre altri 3,5 milioni (provenienti da un conto presso l’Ubs Ag) siano stati investiti per riscattare un leasing immobiliare”. Per Librandi è solo l’inizio.