“Il Governo federale australiano faccia di più per gli italiani”. A chiederlo è Marco Testa, Segretario del ComItEs NSW e leader del gruppo Italiani del New South Wales, a seguito dell’annuncio da parte del Dipartimento dell’Immigrazione di escludere i provenienti dal Belpaese da coloro che possono accedere al Working Holiday Visa fino ai 35 anni di età.
“Eppure – continua Testa – quando si tratta di racimolare voti, i politici non perdono occasione di elogiare gli italiani. Mentre davanti al bisogno concreto di dare continuità ad un’etnia che soffre di un invecchiamento capillare, arrivano nuove restrizioni all’ingresso di connazionali”.
Le statistiche sul cibo italiano continuano a essere incoraggianti. Più di un australiano su due consuma regolarmente caffè all’italiana così come pure la pasta e la pizza fanno ormai parte del cibo consumato abitualmente dalla stragrande maggioranza della popolazione. Nei sobborghi di Sydney, inoltre, non mancano iniziative culturali targate Italia. Sembrerebbe però che le feste di quartiere, dove gli oratori politici si esibiscono, non si traducano in politiche mirate alla salvaguardia e alla promozione del contributo italiano.
“Mentre il governo si preoccupa delle comunità etniche emergenti, le comunità storiche sono maggiormente colpite dall’assenza di rinnovi generazionali, capaci di immettere nell’economia del paese forze capaci di continuare la crescita non solo economica, ma anche linguistico-culturale”, spiega Marco Testa.
Nel New South Wales, secondo i dati dell’ultimo censimento nel 2016, malgrado degli aventi discendenza italiana abbiano registrato un aumento di 25,000 unità dal 2011, la conoscenza della lingua italiana ha visto una perdita di oltre 7,500 unità dal 2011 e ben -11,600 dal 2006.
“In pochi sanno quanto sia difficile per le scuole nel NSW trovare insegnanti di Italiano. Le scuole, soprattutto quelle secondarie, sono costrette a sopprimere i corsi di lingua per mancanza di docenti o perché in molti casi gli insegnanti di ruolo vanno in maternità e non sono disponibili supplenze”.
Rimane aperta la questione dell’assistenza agli anziani, soprattutto i moltissimi residenti nelle case di cura senza un adeguato numero di personale di lingua italiana. L’argomento è stato discusso a livello politico-istituzionale ma ancora oggi non sono state trovate soluzioni: “Non si tratta di aumentare i fondi per la terza età, – conclude Testa – quanto garantire la nascita di una fiorente e nuova comunità italiana che possa fornire il capitale umano necessario nella transizione generazionale che stiamo vivendo”.