A Roncoferraro, un Comune della Provincia di Mantova, è scoppiato un caso che è finito anche sui giornali nazionali, come “Il Corriere della Sera”. L’amministrazione comunale locale (che è stata eletta nel 2019 e che è di centrodestra) ha deciso di fare ripulire i monumenti del Comune, per il decoro. Tra questi monumenti vi è anche il basamento di un pennone posto accanto alla scuola elementare. Su di esso issa la bandiera con il Tricolore.
Il pennone è degli anni ’30 e nella pulitura sono tornate alla luce le iscrizioni fasciste sul basamento, iscrizioni inerenti alla guerra in Etiopia. Le opposizioni hanno innescato una grossa polemica. L’assessore alla Cultura Roberto Archi è finito nella bufera ed è stato accusato di contiguità con l’ideologia fascista, anche per altri eventi.
Ora, vanno fatte delle considerazioni. In primis, quel pennone fu finanziato dai roncoferraresi di quegli anni per i loro congiunti che parteciparono alla guerra. Dunque, esso è un pezzo di storia di Roncoferraro. Oltretutto, l’assessore Archi ha annunciato che farà mettere dei pannelli esplicativi accanto al monumento.
In secondo luogo, il fascismo rappresenta una pagina orrenda della storia d’Italia ma fa sempre parte di quest’ultima. Non si può pensare di combattere quell’ideologia cancellando le sue tracce. Semmai, si deve raccontare la storia con tutti i giudizi da essa dati. Una parte politica non può intestarsi l’antifascismo. Al contrario, esso deve essere un valore nel quale tutti possano riconoscersi. Dunque, deve essere privato di ogni riferimento ideologico.
L’antifascismo è l’amore per la libertà.
Per finire, l’assessore Archi è una persona nota e stimata per il suo operato come dirigente scolastico e come uomo di cultura. Egli è anche Cavaliere della Repubblica. Dunque, la polemica appare strumentale.