Che ci sia un certo trend che spinge i consensi elettorali verso destra è confermato dai fatti. In giugno si voterà per le elezioni europee. A questo punto, sorge una domanda: l’Unione Europea può davvero cambiare? La risposta sarà data solo dopo che si costituirà la nuova Commissione Europea.
Nella costituzione della Commissione Europea e nella scelta del presidente di quest’ultima giocano un ruolo importante i governi degli Stati dell’Unione Europea. Dunque, tenendo conto della presenza di governi non di destra (come quello francese, quello tedesco, quello polacco e quello spagnolo) non è certo che il nuovo presidente della Commissione europea sarà di destra. Inoltre, si deve tenere conto anche della composizione della destra stessa.
L’esempio è proprio il nostro Paese, l’Italia. Qui da noi, il centrodestra è diviso in Fratelli d’Italia, nelle forze centriste, nella Lega e in Forza Italia. Forza Italia e i centristi fanno parte del Partito Popolare Europeo, il quale governa l’Unione Europea sotto la presidenza di Ursula von der Leyen e con i socialisti. La Lega fa parte del gruppo di Identità e Democrazia coi tedeschi dell’AFD (Alternative fur Deutschland) e Rassemblement National di Marine Le Pen. Fratelli d’Italia fa parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR).
Dunque questi partiti che qui in Italia governano insieme, in Europa sono divisi. Del resto, il Partito Popolare Europeo è tendenzialmente centrista mentre Identità e Democrazia e i Conservatori e Riformisti Europei sono più di destra. Inoltre, la Lega guarda al regionalismo mentre Fratelli d’Italia guarda alla nazione.
Si potrebbe ripetere il modello Ursula del 2019 anche con una vittoria dei partiti di destra. In tal caso, non cambierebbe nulla. Però, se i socialisti prendessero una bella batosta e fossero ridotti all’irrilevanza… le cose potrebbero cambiare. La partita è aperta.
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