Caro direttore,
dopo la breve nota del sottoscritto, che hai pubblicato con il titolo (molto efficace giornalisticamente parlando) di “schiaffo” alla Meloni, mi sento in dovere di ampliare il discorso sulle questioni che improvvidamente ho sollevato.
Lungi da me quell’intenzione. A Giorgia Meloni, che in realtà mi è anche molto simpatica, non volevo dare uno schiaffo, tutt’altro. Ma ho desiderato manifestare una critica, che vorrebbe essere costruttiva, su aspetti importanti dell’azione di governo.
E’ indubbio che una delle ragioni, se non la principale, della vittoria elettorale di FdI sia stata la promessa di impegnarsi ad un contenimento degli sbarchi di immigrati dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Gli italiani hanno ormai ben chiaro che, con la diminuzione della natalità e la crescita incontrollata del flusso immigratorio di popolazioni nelle quali l’indice di natalità è il doppio o il triplo del nostro, nello spazio di una o due generazioni i discendenti da italiani potrebbero essere in minoranza nel nostro Paese. E se così fosse, le conseguenze per la nostra identità culturale non potrebbero che essere travolgenti e drammatiche.
Sappiamo bene che, tra il dire della campagna elettorale e il fare una volta al governo, ci sono sempre di mezzo la UE, le opposizioni, la magistratura e le Ong. Ma in ogni caso dall’attuale governo una gran parte dei cittadini attende risultati decisamente migliori di quelli avutisi nell’ultimo anno.
Altro punto sollevato, è quello della nostra politica nei confronti del conflitto tra Russia e Ucraina. Sarebbe ingenuo pensare di essere totalmente indipendenti dai nostri alleati, Stati Uniti in primis. Ma è legittimo ritenere che si possano mantenere spazi di discrezionalità e assumere iniziative volte non a rafforzare la guerra con l’invio di armi, ma ad attuare una diplomazia che tenda alla conciliazione e che pertanto consideri anche le motivazioni della controparte.
E’ indubbio che la Russia, dopo la caduta del muro di Berlino e il disfacimento dell’Unione Sovietica, fosse stata disponibile a sviluppare buone relazioni con l’Occidente. E il successo della politica di Berlusconi e gli accordi a suo tempo firmati a Pratica di Mare ne furono la prova. Purtroppo la politica occidentale “USA- driven” ha poi condotto a circondare la Russia con la NATO e a disconoscere le prevaricazioni di certa politica dell’Ucraina nei confronti delle popolazioni russofone, come quella di proibire l’uso della lingua russa e destituire i parlamentari nel Donbass.
La Russia dovrebbe essere un alleato dell’Occidente e dell’Europa in particolare. Vi appartiene per storia, etnia e cultura. Valga menzionare gli scrittori Tolstoy e Dostoyevski, i compositori Chaikoski, Rachmaninov e Straviski, i pittori Rublev, Repin, Kustodieìev e Kandinski, gli scienziati Mendeleev, Landau, Fridman e Sacharov.
La storia e l’arte russa sono indissolubilmente legate a quella occidentale e a quella italiana in particolare. Basti pensare agli architetti italiani progettisti delle torri e cattedrali del Cremlino e degli splendidi palazzi di San Pietroburgo, compresi l’Hermitage e il Palazzo d’Inverno.
Il terzo argomento sollevato è stata la burocrazia. Il fatto è che non si può non criticare la proliferazione di bonus e normative varie, la cui implementazione comporta l’apertura di nuove pratiche, che coinvolgono diversi attori e che sono suscettibili di “erronee” applicazioni. Da decenni siamo in attesa di quella deregulation e di quella rivoluzione liberale, che non sono mai arrivate. Se non ora quando?
Concludendo, nel mio piccolo non mi aggiungo certamente a chi fa opposizione a questo governo. Svanite le assurde preoccupazioni di chi preannunciava anacronistici pericoli per la democrazia, Giorgia Meloni è ormai consolidata come capo di Governo e leader della maggioranza. Ci auguriamo che possa agire con maggiore determinazione ed efficacia nel prosieguo della legislatura, durante la quale potrebbero verificarsi situazioni politiche più favorevoli, se alle prossime elezioni europee dovessero risultare vincenti, come probabile e come ci auguriamo, partiti che le siano più affini.