Il conflitto che si è scatenato tra magistratura e governo per la questione emigranti dirottati in Albania è gravissimo e sconcertante, ma è solo un episodio di una vera contrapposizione sempre più dura.
Credo che i giudici debbano essere e restare indipendenti dall’esecutivo ed hanno tutti i diritti di avere le loro personali opinioni, ma se un giudice ritiene che una norma sia incostituzionale ha una prassi da seguire per chiedere sia dichiarata tale. Non può per conto suo non applicare quella legge solo perché non gli piace.
Una legge non è “del governo” ma è tale perché approvata dal parlamento, ovvero dai rappresentanti del popolo italiano e promulgata dal presidente della Repubblica che se la ritiene sbagliata o incostituzionale deve rimandarla alle Camere.
Un giudice per essere credibile deve essere imparziale, non può scrivere ai colleghi in una chat che diventa fatalmente pubblica ”L’attacco alla giurisdizione (ovvero ai magistrati) non è mai stato tanto forte neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso ed insidioso per molte ragioni. Innanzitutto perché Giorgia Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche e questo la rende ancora più forte…”.
Ma come fa un magistrato a continuare a svolgere il suo ruolo se scrive queste cose? Ma vi rendete conto che (a parte l’involontario omaggio alla Meloni per non agire per interessi personali, ma facendo capire che è opportuno le arrivi addosso un’inchiesta) quel giudice attacca il ruolo “politico” del premier che – a differenza dei magistrati – è stata eletta con il voto della maggioranza degli elettori.
Anziché pensare a giudicare equamente chi compie reati e magari arrivare ad una giustizia più efficiente, questi giudici si occupano e auspicano invece di abbattere la premier? Ma come si permettono e chi glielo permette?
Un magistrato deve pensare a svolgere il suo ruolo, non a programmare e sperare in iniziative politico-giudiziarie che a questo punto diventano eversive perché sono apertamente contro il nostro principio costituzionale fondamentale della separazione del potere giudiziario da quello parlamentare ed esecutivo.
Prendo atto dell’imbarazzato silenzio di Mattarella e sono sconcertato, preoccupato e indignato da un Consiglio Superiore della Magistratura e da una Associazione Nazionale Magistrati che attaccano Meloni anziché sanzionare il proprio collega e si confermano così nell’essere sempre e solo espressioni politiche della “loro” casta, dimostrandosi il vero e debordante “potere forte” italiano che – strettamente alleato politicamente a sinistra – non dà più garanzie di imparzialità. Danneggiando così tutti i cittadini, ma anche la grande maggioranza dei magistrati italiani che NON sono così, ma che tacciono perché – se parlano – vengono distrutti nella loro carriera.