Mentre si parla di elezioni dirette del premier è legittimo, con pacatezza e serenità, criticare un presidente della Repubblica? Credo di sì, soprattutto considerando comunque Sergio Mattarella una persona perbene ed onesta, forse un po’ troppo appiattita sui luoghi comuni.
L’ho apprezzato per molti anni quando sedevamo insieme nella Commissione Esteri alla Camera, ma ciò che a volte mi lascia deluso sono le sue parole che spesso mi appaiono logore, scontate, ripetitive, in definitiva non sbagliate in sé, ma sostanzialmente inutili.
Certo che il ruolo di un Presidente in Italia oggi è poco più che simbolico, ma c’è una via di mezzo che Mattarella potrebbe assumere, come fecero Pertini, Cossiga o Ciampi in passato.
Per esempio, che senso ha il dichiarare a proposito della UE che “Sui migranti occorre studiare e definire soluzioni nuove e coraggiose e non superficiali e approssimative. Soluzioni europee da studiare approfonditamente e con serietà da parte dei governi”? Una frase così non significa niente, può intendersi che bisogna bloccare le frontiere o – al contrario – aprirle al 100% ed infatti ciascuno la interpreta come vuole.
Così come le sue esternazioni in Portogallo di poche settimane fa al meeting dei capi di stato europei sul conflitto ucraino quando, anziché ricordare l’art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra”) oppure insistere perché l’ Europa si faccia promotrice di vere iniziative di pace (come ad esempio cerca di fare papa Francesco) Mattarella ha sostenuto che vanno invece continuate le forniture di armi “Perché se l’Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo condurrebbe a un conflitto generale e devastante: per questo serve mantenere altissima la coesione europea perchè solo così si può evitare il rischio di un conflitto mondiale”.
Poi però, un attimo dopo, lo stesso Mattarella nota “Che in Europa, ma anche in Italia, si allargano crepe, segnali di naturale stanchezza nel sostegno dei cittadini e della politica all’azione del governo di Kiev.” E quindi, presidente, che si fa? Mi sembravano, al confronto, molto più chiare le contemporanee parole dei presidenti della Polonia e dell’Ungheria, criticatissimi da sempre su questi temi cui a breve si aggiungerà anche la Slovacchia.
Polonia ed Ungheria (come la Slovacchia) confinano con l’Ucraina, dovrebbero essere le più minacciate, come teme Mattarella, da un ipotetico attacco russo, eppure nello stesso vertice portoghese su questi argomenti è stato molto più chiaro Andrzej Duda (polacco) che sui migranti ha ribadito: “Noi abbiamo subito una guerra ibrida, migranti che sono stati spinti verso i confini dell’Ue e di Schengen che noi dobbiamo proteggere. Noi dobbiamo rendere quindi le frontiere dell’Ue più efficaci. Questo vuole il nostro popolo, questo noi facciamo”. Oppure la presidente ungherese Katalin Novak sul conflitto: “Noi supportiamo l’Ucraina, ma io rappresento il popolo ungherese che vuole la pace e che si eviti quindi con altre armi l’escalation del conflitto…”.
Sui problemi italiani – a parte i messaggi di cordoglio e le commemorazioni, oppure l’antifascismo quotidiano, dato per scontato – c’è spesso un odore di muffa nelle parole presidenziali, mentre si tace su molti problemi concreti. Per esempio: Mattarella è formalmente il capo della Magistratura, ma lo avete mai sentito rimbrottare un giudice, oppure prendere posizioni precise, nette, chiare sulla politica che da anni purtroppo corrode il CSM da lui stesso presieduto?
E nelle stesse commemorazioni, pur passati i decenni, troppi luoghi comuni e mai un pò di chiarezza. A 60 anni dai 3.000 morti del Vajont – per esempio – dovuti di fatto alle complicità e traffici di un potere democristiano che in Veneto aveva molti tratti della mafia siciliana (sia pur con il rosario in mano) non sarebbe stata l’occasione giusta per sottolineare quelle dirette responsabilità politiche e la pavidità di una magistratura che alla fine non ha praticamente condannato nessuno, lasciando per decenni migliaia di famiglie nel lutto e senza neppure adeguati indennizzi? Macchè, solo parole di fredda circostanza, nessuna concretezza. Pertini, Ciampi, Cossiga avevano trasformato il Quirinale dandogli un’anima, Mattarella svolge invece con algida compostezza il suo ruolo, ma non riesce mai a scaldare i cuori di nessuno.