So che è un argomento abusato, eppure ogni giorno ci si gira sempre intorno, soprattutto da quando c’è la Meloni al governo. Sono più di cinquant’anni che scrivo e sostengo che un periodo storico e i suoi protagonisti vanno inquadrati in “quel” momento e – soprattutto la dittatura fascista – sia comunque improponibile fuori da quel contesto storico, culturale, economico e sociale.
Lo stesso giudizio storico su Mussolini è facile farlo “a posteriori” mentre piuttosto andrebbero approfonditi e studiati i tanti suoi errori (ed orrori) per capire semmai i “perché” di quelle scelte trattandosi comunque di una figura unica, irripetibile fuori da quel contesto.
Che poi, dopo tre generazioni (!), una micro-parte di italiani assuma atteggiamenti “fascisti” esteriori (tipico l’andare in giro con la camicia nera, le manifestazioni apologetiche, i saluti romani ecc.) non fa che rinforzare la mia critica sulla superficialità, la demagogia e l’ignoranza di queste persone che del fascismo molto spesso non sanno quasi nulla se non (forse) i ritornelli delle canzoni del regime.
I numeri degli affiliati alle associazioni di estrema destra sono minimi e comunque costanti nel tempo rappresentando una minaccia fisica di singoli esaltati, ma certo non un rischio per la tenuta democratica.
I commenti ai consueti raduni di Acca Larentia ne sono una annuale conferma: anziché aprire un serio approfondimento su fatti, i misfatti, le connivenze, le provocazioni, gli insabbiamenti che hanno contraddistinto quegli anni drammatici in cui siamo cresciuti ci si limita a un aspetto esteriore senza mai un esame storico, documentato e profondo dei perché della “strategia della tensione” e dei misteri che tuttora la circondano.
Episodi che personalmente leggo nel loro complesso come un tentativo (riuscito) di una parte della classe politica di alimentarli per sopravvivere a sé stessa facendo così credere agli italiani di essere “il male minore” per evitare cruenti e pericolosi “opposti estremisti” e ritardando per decenni una evoluzione politica del nostro paese per la quale si è dovuto attendere i tempi di Fini e Berlusconi.
Questo tentativo continua anche oggi quando l’antifascismo diventa il comodo collante (e la vernice) di chi non ha più riferimenti storici, politici e culturali e lo trasforma in un valore che aveva senso quando i fascisti comandavano (e chi non lo era andava in galera o al confino) ma non ha più senso quando (quasi) tutti gli italiani considerano ridicola una nuova riedizione di quel regime.
Anche perché allora moltissimi politici e stati nel mondo possono essere considerati “fascisti” da Putin a Xi, ai tanti “presidenti” di decine di paesi di fatto totalitari, come lo sono anche quelli del Golfo – a cominciare dall’Arabia Saudita – ai quali però ci inchiniamo scodinzolando. Ma allora Matteo Renzi, ex leader PD, è “filofascista” perché, lautamente pagato, fa il “consulente” per quella dinastia regnante?
Ribadisco: credo non conti fare o meno il saluto romano o il pugno chiuso, ma come ci si comporta nei confronti del rispetto verso gli avversari politici, la violenza, l’accettazione del pluralismo.
Quando nel mondo alcune multinazionali ipermiliardarie controllano i mercati, i debiti dei paesi in via di sviluppo o le banche mondiali, le produzioni agricole o le estrazioni minerarie fissando i prezzi e sfruttando miliardi di persone si possono considerare “fasciste”?
La “mondializzazione” rischia di poter diventare il vero nuovo fascismo di questo secolo con una acritica uniformità che fa tacere le voci dissenzienti, le critiche alle scelte economiche od ecologiche che condizionano e sfruttano il pianeta dando tra l’altro poi spazio o giustificazioni all’intolleranza etnico-religiosa che fa scoppiare ovunque conflitti giustificando così le reazioni armate e creando un vortice inarrestabile.
Ma possibile che la maggioranza della gente e soprattutto dei giovani non capisca questi rischi che si moltiplicano per l’intera umanità?
La mia lettura dei fatti è a volte disperata perché – anziché affrontare queste vere emergenze – ci si ferma a discettare di antifascismo DOC in un teatrino fatto spesso di formule di rito, slogan, frasi scontate che ormai scivolano nell’indifferenza generale in un processo di santificazione (vedi il movimento partigiano) che dovrebbe invece affrontare con più rispetto gli avvenimenti storici e anche una certa obiettività di critica e di giudizio che a volte è nascosta.
Nel momento in cui gli agricoltori tedeschi ed europei passano in massa a votare per l’estrema destra per protesta contro i loro governi e in ogni paese ci sono gravi problemi economici e di integrazione, mentre nel Mar Rosso si delinea una crisi potenzialmente gravissima con l’Europa assente dai giochi è logico che il parlamento europeo si occupi – su spinta del PD – di Acca Larentia e del pericolo neo fascista in Italia?
Questo – se ci si ragiona – è totalmente assurdo, ma constato essere la verità. Su questo si innesta poi la questione dello scioglimento dei gruppetti neofascisti.
Materia giuridicamente complessa e ambigua, con la 12a disposizione transitoria della Costituzione che vieta in qualsiasi forma la ricostituzione del disciolto partito fascista (ovvero “quel” partito, non uno qualsiasi) seguita dalla legge Scelba del 1952 e la Mancino del 1993 contro i crimini d’odio. Lo scioglimento può avvenire solo con sentenze giudiziarie che prima devono accertare la effettiva ricostituzione di un partito veramente fascista, come nel 1973 per Ordine Nuovo, tre anni dopo per Avanguardia Nazionale, nel ’93 per il “Movimento politico occidentale” e nel 2000 per il “Fronte Nazionale”, due gruppi di cui nessuno più si ricorda visto che non contavano nulla.
Anche la sentenza di ieri della Cassazione NON è chiara, volutamente (?) sibillina perché vieta il saluto romano solo “Se, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idonea ad integrare il concreto pericolo di organizzazione del disciolto partito fascista” …E quindi? Siamo al punto di prima perché chiunque potrà sostenere di fare un saluto romano SENZA però voler però per questo ricostituire il partito fascista.
Lasciamo comunque i cavilli giuridici agli avvocati, non c’è nessun bisogno di fare il saluto romano per esprimere un dissenso, piuttosto sono convinto che i reati di opinione (verso tutte le opinioni, anche quelle diverse dalle mie) non dovrebbero esistere in democrazia: si colpisca la violenza, non le opinioni.