Nel momento in cui fallisce anche l’ultimo tentativo di formare un governo, si contrappone l’analisi dei motivi per i quali si è arrivati ad un livello di conflitto politico senza precedenti ed il proseguire dell’estenuante campagna elettorale che, in pratica, non è mai finita.
A due giorni da quello che verrà ricordato nei libri di storia come uno degli scontri istituzionali più aspri della recente storia italiana, mi ritroverò questa sera a presenziare la celebrazione della Festa della Repubblica (quest’anno anticipata, in Repubblica Dominicana, al 29 di maggio).
Ci sarà poco da festeggiare e devo ammettere che ieri pensavo di non parteciparvi, dopo aver visto quanto accade in Italia, con le elezioni che si riproporranno tra pochi mesi. Ma in qualità di Segretario Com.It.Es. è mio dovere essere presente.
Non è la prima volta che un Presidente della Repubblica non nomina un Ministro indicato da un Presidente del Consiglio eletto. Di volta in volta, le motivazioni del Capo dello Stato di turno sono state dettate da conflitti di interessi o conflitti tra i poteri dello Stato.
IL SINDACO DI LADISPOLI, “STATO DI ASSEDIO DELLA DEMOCRAZIA, IL DUE GIUGNO RESTO A CASA”
Nel caso del professor Savona, ciò che sembra sia stato contestato sono le sue idee, le sue opinioni e la sua visione economica riguardo al futuro dell’Italia, le quali rispecchiano l’evidente necessità di vivere in un’Europa più equa.
Una sorta di processo alle intenzioni, nonostante diversi attori politici coinvolti e lo stesso professor Savona avessero chiarito la loro non intenzione di uscire dall’euro (se non come extrema ratio).
Non si trattava di un potenziale Ministro qualunque, bensì una persona rispettabilissima, di fama internazionale, con un CV invidiabile e grande esperienza istituzionale.
Così lo scontro è iniziato, tra il presidente Mattarella, nel suo tentativo (sincero o meno) di voler difendere gli interessi dei risparmiatori italiani, e il binomio M5S-Lega (+ Fratelli d’Italia), partiti che hanno colto un assist prezioso che potrebbe aumentare drasticamente i loro consensi elettorali.
Il “cambiamento” ormai sembra inevitabile. Questo vuole la maggioranza del popolo italiano e le ombre di influenze ed ingerenze esterne, in un momento di crisi economica e sociale che dura da troppo tempo, non potranno fare altro che incentivare ancora di più gli elettori a scegliere tra chi vuole rappresentare “il popolo” e chi sembra tutelare i poteri forti.

Se il M5S e la Lega giocheranno bene le proprie carte, dopo il voto l’Italia si troverà di fronte ad un vero cambiamento, per quanto riguarda gli equilibri politici ed il futuro del paese. Il PD si troverà sempre più isolato e debole. FI rischia gradualmente l’estinzione. Matteo Salvini potrebbe spostare l’ago della bilancia verso destra o verso l’area pentastellata e secondo me lí si trova la chiave delle prossime elezioni e la formazione del prossimo Governo.
Concludo con un desiderio, una speranza. A prescindere dalle lotte intraprese in passato, spero veramente che venga nuovamente dedicato un capitolo di un contratto di governo agli italiani all’estero. Le 12 righe del capitolo 10 del contratto M5S-Lega sono state, per chi come me vive oltreconfine da molti anni, la vera novità politica di una mediazione che ha sorprendentemente pensato anche a noi.
Per la prima volta ho potuto vedere nero su bianco, in un contratto firmato dai vincitori delle ultime elezioni, una serie di principi programmatici che per anni sono stati alcuni dei principali obiettivi del movimento sociale, culturale e politico al quale appartengo.
*coordinatore nazionale MAIE Repubblica Dominicana