Nuove tendenze. Laika, la street artist più famosa del momento, protagonista alla Festa del Cinema di Roma. L’artista, attiva nella capitale e denominata la “Banksy italiana” in primo piano e agli onori della cronaca nella più nota kermesse filmica romana con un documentario.
“Life is (not) a game”, appunto, è l’opera prima di Antonio Valerio Spera, che esordisce anche alla regia. Viene proposto al pubblico il ritratto di una street artist che offre una sorta di racconto/documentario sugli ultimi due anni della nostra vita. Gli appassionati di writers, murales, stickers e manifesti già la conoscono. Laika è un personaggio misterioso ed enigmatico, che si presenta alla folla ed agli spettatori indossando una maschera bianca color latte ed una parrucca rossa molto accesa.
La sua arte di strada è molto varia, spazia dai murales, alle installazioni, oppure ai manifesti. Il suo è un impegno sociale, vuole dimostrare qualche sua opinione, qualche suo pensiero sul mondo che ci circonda. E’ l’obiettivo della sua arte. Il risultato infatti è un messaggio sociale, che può diventare universale. Si è recata perfino in alcuni paesi tormentati e martoriati dalla guerra per documentare quelle atrocità. E per parlare alle coscienze. Il documentario “Life is (not) a game” è stato presentato lo scorso lunedì 17 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle. L’artista Laika al momento mantiene l’anonimato, in futuro vedremo se vorrà svelarci la sua identità, oppure qualche prezioso indizio per riconoscerla.
La sua ascesa è recente, risale a tre anni fa, al 2019, parte da alcuni sticker, per poi arrivare ai poster veri e propri. E da allora la sua arte inizia a diventare internazionale, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Banksy italiana”. E l’artista affronta i grandi temi di attualità, come la pandemia, il razzismo, la xenofobia, i diritti delle donne, i migranti, la guerra. Fenomeno passeggero o duraturo nel tempo? Ancora non lo sappiamo, attualmente ha catalizzato l’attenzione del Festival del Cinema di Roma.