A scoprire il fascino del lago d’Orta furono, alla fine del’700, i viaggiatori inglesi, incantati dalle profonde acque verde azzurre del lago (sicuramente uno dei più romantici d’Italia), dalla sua lussureggiante natura, dai suoi tesori artistici. Ad amarla, furono poeti, scrittori, letterati, come il romanziere francese Honoré de Balzac e il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che, nel 1882, durante una passeggiata sul Monte Santo si innamorò perdutamente della sua compagna di viaggio, la poetessa russa Lou Salomé.
Nella storia del magnifico lago d’Orta si mescolano realtà e leggenda. A cristianizzare queste terre – narrano le cronache medievali – fu San Giulio, che avrebbe liberato l’isola che oggi ne porta il nome dai serpenti, simbolo probabilmente degli eretici ariani. Sull’isola il santo fondò una chiesa, dove volle essere sepolto. Da allora l’isola fu il centro della vita non solo religiosa, ma anche civile amministrativa della Riviera d’Orta e i vescovi di Novara (sotto la cui giurisdizione si trovava) vi fecero edificare un palazzo, dove spesso risiedevano. La chiesa divenne meta di pellegrinaggi, anche perché godeva la fama di liberare gli indemoniati dal maligno.
Il gioiello del lago – E fra i tanti, è proprio l’isola di San Giulio il vero gioiello del lago. Regno del silenzio, da tempo immemorabile cuore religioso del lago e meta di pellegrini e viandanti, ancor oggi sede di un convento di monache di clausura. Antichissima è la sua chiesa, a cui si accede salendo lungo una scalinata coperta: la leggenda vuole che a fondarla sia stato lo stesso San Giulio nel quarto secolo. Ricostruita nel nono secolo, ampliata e riadattata a più riprese, è decorata con affreschi settecenteschi e conserva al suo interno un prezioso pulpito medievale in marmo nero capolavoro dell’arte romanica. Nelle cripta è sepolto San Giulio, la cui tomba era venerata fin dall’antichità. Attorno alla chiesa si trovano il palazzo vescovile, l’abbazia benedettina femminile Mater Ecclesiae e una serie di antichi edifici. La piccola isola (il suo perimetro è di soli 700 m) ha forma ovale, ed si visita seguendone l’unica strada, che la percorre ad anello.
Il salotto del lago – La parte più antica della cittadina di Orta, una delle mete più ambite dai turisti, risale al medioevo, con caseforti romaniche, ma fu durante il rinascimento e il barocco che l’abitato paese prese il suo aspetto attuale, caratterizzato da palazzi signorili, cortili interni, giardini all’italiana. Cuore e salotto del borgo è piazza Mario Motta, delimitata su tre lati da case con grandi archi al pianoterra e sul quarto aperta verso il lago: qui si trova il palazzo della Comunità (1582), dove un tempo aveva sede il Consiglio della Riviera.
Gli antichi santuari e magnifiche vedute – Pure cinquecentesca è la parrocchiale dell’Assunta, che si trova in cima alla salita di via della Motta, accanto alla quale prende il via la strada che, in circa mezzora di cammino, porta sul Sacro Monte, vero tesoro artistico di Orta. Edificato fra la fine del’500 e l’inizio del’600 (ma l’ultima cappella fu terminata nel 1785) sull’altura che domina il paese, il Sacro Monte è uno dei santuari più conosciuti del Piemonte ed è dedicato a San Francesco. Altro luogo assolutamente degno di nota è il santuario della Madonna del Sasso, situato in una posizione impervia dalla quale si gode un panorama mozzafiato del lago.
I dintorni del lago – La torre medievale di Buccione, che svetta sulla cima di un colle sulla sponda orientale del lago, vicino al paese di Gozzano, è considerata il simbolo del lago d’Orta. La si raggiunge in circa 15 minuti seguendo un sentiero che si stacca dalla strada provinciale Gozzano-Miasino: la passeggiata è piacevole e, una volta in alto, la vista è superba. La torre faceva parte di un castello edificato all’inizio del’200, di proprietà del vescovo di Novara. Ora è il cuore della Riserva naturale speciale del colle della torre di Buccione.
Un museo a Omegna, il capoluogo – Interessante anche la città principale del lago, Omegna, famosa nel mondo per le fabbroche di elettrodomestici. Nel parco Rodari, un ex area industriale recuperata ad uso culturale e sociale, si trova il Forum- Fondazione museo delle arti e dell’industria, attivo centro culturale con auditorium, sale esposizioni e un museo dove fra l’altro è documentata la storia della produzione locale dei casalinghi, con particolare riguardo al rapporto fra designer e applicazione tecnologica.
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