L’intera famiglia di Antonio Ciontoli va condannata a 14 anni per la morte di Marco Vannini, deceduto il 18 maggio del 2015, a Ladispoli, ucciso da un colpo di pistola. E’ questa la richiesta del pg al processo di appello per il caso dell’omicidio per cui il 18 aprile scorso è stato condannato solo il capofamiglia a 14 anni, mentre la moglie di Ciontoli, Maria Pezzillo, e i due figli, Martina e Federico, sono stati condannati in primo grado a 3 anni per omicidio colposo e la fidanzata di Federico Ciontoli, Viola Giorgini, era stata assolta dall’accusa di omissione di soccorso.
Tutti gli imputati erano in casa quando Vannini morì.
Durante il processo di primo grado Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina militare, si assunse la responsabilità dicendo di essere stato lui a sparare al fidanzato di sua figlia con un colpo di pistola partito per errore mentre il ragazzo era nella vasca da bagno. Ma per il procuratore generale Vincenzo Saveriano sono tutti responsabili della morte di Vannini, la cui vita si sarebbe potuta salvare se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo.
La famiglia Ciontoli invece, ricorda l’Adnkronos ricostruendo la vicenda, chiamò il 118 in ritardo e una prima volta la richiesta di aiuto venne anche disdetta. Dopo circa mezz’ora ricontattarono il 118 ma anche questa volta non dissero che il giovane era stato ferito da un colpo di pistola e che si trovava in fin di vita nella vasca da bagno, dove verrà trovato dai medici.