La vittoria di Nicola Zingaretti, con il 70% di consensi alle primarie, scioglie ogni dubbio sul futuro del PD. Apparentemente sembra, infatti, che l’affermarsi di un nuovo leader in maniera così massiccia non lasci alcuna strada ai contendenti Maurizio Martina e Roberto Giachetti. D’altra parte anche le congratulazioni di Renzi per il successo ottenuto unitamente alla promessa di “basta con il fuoco amico”, lascia ben intendere che Zingaretti ha mano libera per il futuro.
E già il futuro! Ma, a quale futuro Zingaretti mira?
Nelle sue prime dichiarazioni post primarie Zingaretti ha ribadito il tutto e più del tutto, ma purtroppo non ha mai accennato a quale futuro politico intende portare il PD. “Grazie all’Italia che non si piega e che vuole arginare un governo illiberale e pericoloso”; “I delusi sono tornati e torneranno. Stavolta non possiamo deluderli”; “occorre costruire un nuovo Pd, un campo largo per voltare pagina in questo Paese”; “dedico la vittoria ai poveri e ai disoccupati, ma anche a Greta Thumberg e a tutti i ragazzi che il 15 marzo occuperanno le piazze italiane per lottare per la salvezza del Pianeta”! Ma la frase che più mi ha colpito è stata “Non sarò un capo, ma il leader di una comunità”. Il che alle mie orecchie è suonato come un: “per favore non chiedetemi quali sono i lineamenti politici cui mi sto orientando. Da buon moderno Leader non ho idee o pensieri personali. Sono solo alla ricerca di individuare quali sono le necessità impellenti da sanare di larghe fasce della società italiana e darmi da fare per eliminare o minimo smussare le eccessive discriminazioni, differenze, anomalie, sacche di povertà e di miseria” (ma non erano i 5 Stelle a ragionare così)?
Zingaretti non è uno statista e quindi non ci pensa minimamente al futuro dell’Italia. Al buon leader non si può chiedere di più se non guardare al presente cercando di trovare la quadra in un contesto nazionale che, per contro, lotta tra autoritarismi nazionalsocialisti e populismo edonistico ecosostenibile!
Il suo successo Zingaretti lo deve principalmente ai capi lista che sono stati selezionati alle primarie. È la scelta dei nomi che sono stati accreditati a livello locale alla sua Lista che ha portato Zingaretti al successo. Migliaia di “elettori” che non hanno nulla a che fare con il PD (forza trainante del nuovo che arriva!) hanno espresso il loro orientamento positivo, non tanto a Zingaretti, ma in particolare a chi lo ha rappresentato in queste primarie a livello locale.
Vivendo all’estero, come ormai lo sono io da circa vent’anni, ma restando legati alla nostra amata Italia, si ha la possibilità di guardare quanto accade nel nostro Paese dall’esterno. E allora ci si accorge che il successo di Zingaretti non è tanto voluto dagli iscritti al PD, ma anche, se non soprattutto, a coloro che lui ha scelto come capi lista, che hanno professato e messo in chiara evidenza la sua nullità da Statista – cioè di colui che guarda al futuro del Paese, ma anche il valore aggiunto che egli ha dato ai rappresentanti a livello locale, sui quali fonda la costruzione di un nuovo quadro d’insieme del PD. Gente che ha continuato a dialogare e mediare con rappresentanti e forze politiche di diverso, se non contrario avviso, a differenza di coloro che, identificandosi con la dottrina Renzi, non hanno fatto altro che combattere il nemico di turno senza minimamente comprendere che la politica spicciola di oggi si orienta sempre più sul sanare il malcontento e la povertà.
In tutto questo Zingaretti si è dimostrato populista ancor più dei 5 Stelle, e chissà che proprio questa sia stata l’arma vincente della sua elezione. E chissà che nel futuro non apra al dialogo proprio puntando sui fronti comuni di lotta politica, quali la TAV o le discriminazioni interne verificatesi nell’ultimo anno di Governo.
A guardare la Circoscrizione Estero, a detta di tutti non molto interessata se non quasi disinteressata alle primarie PD, si ha una chiara conferma di tutto questo. In Tunisia, 144 votanti su un totale di 455 per l’intera Circoscrizione Oceania, con l’Australia che era considerata la roccaforte PD renziano del collegio con soli 139 votanti. A conferma di questa indicazione parziale, la lista Zingaretti ha ottenuto nell’intero collegio il 77,1% contro Martina sceso al modesto 22,9.
I mille delegati dell’Assemblea PD saranno a stragrande maggioranza loro, i delegati della Lista Zingaretti, che daranno foraggio a basso costo per la costruzione del PD di domani.