Da alcuni giorni tutti i maggiori network televisivi hanno presentato alla stampa e ai telespettatori i propri palinsesti per la prossima stagione.
Mediaset, per volere del suo amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi, ha inteso dare un taglio netto col passato: meno trash, più qualità; meno opinionismo da parte di influencer e similari, più informazione di qualità. Da qui la scelta da parte dei piani alti di Mediaset di sostituire fin da subito – la notizia è dell’ultim’ora – alcuni personaggi già proposti dal gruppo autoriale che lavora alla prossima edizione de “Il Grande Fratello” (non più “Vip”, ma che avrà al suo interno anche personaggi non famosi e che abbiano “storie da raccontare”).
Il reality, inoltre, verrà riportato ad una linea di maggiore severità fin da inizio trasmissione, che sarà guidata in continuità sempre da Alfonso Signorini.
La novità maggiore per l’ammiraglia Canale5 è la sostituzione del volto di Cologno Monzese Barbara D’Urso che interrompe la sua conduzione di “Pomeriggio Cinque”, programma che l’azienda ha deciso di affidare alla giornalista Myrta Merlino in arrivo direttamente dal mattino di La7 proprio a garantire un cambio totale di rotta e assicurando così ai telespettatori un contenitore più accurato dal punto di vista giornalistico e meno raffazzonato.
Su questo preciso punto vedremo la Merlino alla prova dei fatti dal prossimo settembre.
Dal canto suo la D’Urso non ha mancato di far sapere anche attraverso alcune dichiarazioni pubbliche di un suo giustificabile e profondo rammarico, perché l’azienda avrebbe chiuso i battenti della “sua” trasmissione senza darle la possibilità di “salutare il suo pubblico”.
Il contratto di Barbara D’Urso però durerà ancora fino al prossimo dicembre, motivo per cui potrebbe ancora maturare qualcosa.
Nel complesso, le intenzioni del Biscione sono state palesate in occasione della recentissima “Serata con la Stampa” organizzata a Cologno Monzese, alla presenza dei massimi dirigenti Mediaset e dello stesso Pier Silvio Berlusconi, che ha annunciato tra gli altri l’arrivo in squadra di Bianca Berlinguer, cui sarà affidata una prima serata i cui dettagli sono ancora in fase di definizione.
Confermati tutti i pezzi da novanta dell’informazione talk di Rete4, una rete che negli anni si è trasformata da riferimento del mondo femminile a tribuna giornalistica qualificata.
La verità è che con la morte del fondatore di Fininvest Silvio Berlusconi, cadono adesso una per una tutte le star del gruppo che potevano contare prima di tutto sul suo placet, anche a costo di un sacrificio sulla qualità del prodotto televisivo pur di mantenere in video taluni discutibili personaggi. Cambia storia, dunque.
Nella “Rai del Centrodestra” invece, oltre ai riconfermati come Bruno Vespa ed il suo “Porta a Porta”, vi sono dei cambiamenti importanti come l’arrivo di Pino Insegno al preserale (benvoluto d’eccezione dalla premier Giorgia Meloni), Luca Barbareschi e Alessandro Cattelan.
Fabio Fazio merita una parentesi a parte. In fatto di cambiamenti è uno tra gli unici a cui questo sconquasso tubocatodico è convenuto ed anche parecchio: la mancata riconferma su Raitre del suo “Che Tempo che Fa”, in un primo momento descritta come una vera e propria epurazione da un numero importante di commentatori eccellenti ed anche da pezzi trasversali di informazione, va in realtà tradotta in questi termini: un aumento spropositato del cachet di Fazio, non affatto cacciato ma che con ogni probabilità serbava già intimamente di transitare sul canale Nove, con un ingaggio di circa dieci milioni di euro. Al suo posto su Raitre approderà “Report” la domenica in prime time.
Chi parla e scrive di “epurazione” lo fa in malafede, dunque. Anzitutto perché il primo a dire di non essere stato cacciato è lo stesso Fazio. Secondariamente, perché può perfettamente dirsi che Fazio ha preferito spontaneamente sedersi al tavolo di chi ha offerto di più, cioè il gruppo Discovery. E non solo lui, ma anche la compagna di lavoro Luciana Littizzetto (che in questo rimescolamento di carte si è guadagnata anche un posto da giudice a “Tu sì que Vales” al posto di Teo Mammicari sulla berlusconiana Canale5), Filippa Lagerbäck e verosimilmente tutto il gruppo che lavora alla realizzazione della trasmissione.
La conclusione che se ne trae è che adesso vi sarà maggiore pluralità nell’informazione del Servizio Pubblico radiotelevisivo, che in ogni caso abbisognerebbe di un passaggio urgente sulla privatizzazione che il Governo dovrebbe portare all’attenzione del Parlamento: privatizzazione di almeno di uno dei tre canali generalisti Rai, e di una complessiva riconsiderazione del canone fatto pagare obbligatoriamente all’interno della bolletta della fornitura di energia elettrica a tutti gli italiani. Vi pare normale?
Ma insomma, cos’è la Rai? Un’azienda pubblica, e per questo sovvenzionata esclusivamente (e giustamente) dai cittadini e regolata dalla Commissione di Vigilanza; oppure una televisione privata che pesca anche nel mercato pubblicitario, esercitando dunque un ruolo di “concorrenza sleale” sui competitor?
Mediaset dal canto suo mette finalmente in campo un’offerta competitiva non più solo dal punto di vista dei numeri, ma soprattutto della qualità dei contenuti informativi sulla rete ammiraglia ed anche presso i canali tematici. Gli altri broadcast seguono a ruota, per non restare all’angolo e mantenere la propria fetta di ascoltatori e non vedersela risucchiare dai maggiori altri gruppi, con sullo sfondo la crisi delle pay-tv, Sky in testa.
La strada tracciata dall’ad Mediaset, dimostrato in modo incontrovertibile che la Rai può essere battuta sui numeri senza chiedere un solo euro ai telespettatori, adesso va nella direzione di fornire contenuti all’altezza di ciò che manda in video la Rai, a partire dall’informazione potenziando le “all news” e le offerte di intrattenimento. Altrettanto fanno gli altri. Ma senza un’azione forte che porti alla progressiva privatizzazione della Rai e ad un conseguente azzeramento del cosiddetto canone, con la collocazione della rete nel mercato, non vi potrà mai essere competizione autentica.