Uno degli eventi più drammatici che ha coinvolto le infrastrutture italiane, dal dopoguerra a oggi, è datato 14 agosto 2018, quando alle ore 11.36 è crollato il Ponte Morandi a Genova.
Come è noto, in quel martedì mattina una delle arterie stradali più critiche ed importanti d’Italia si è letteralmente spezzata in due collassando su alcuni edifici sottostanti. Il crollo si è portato con sé, sfortunatamente, 43 vittime e tantissimi feriti, oltre a rendere difficoltosa per molto tempo la circolazione stradale della città portuale di Genova.
Il ponte Morandi era stato inaugurato nel 1967 ed era stato costruito per collegare il Levante ed il Ponente di una città molto complessa, stretta tra mari e monti, che necessitava già allora di uno svincolo veloce per la grande mole di traffico presente.
Gli impatti economici immediati e prospettici del crollo sono notevoli ed anche i grafici azionari dell’indice italiano e della società più direttamente coinvolta nella tragedia (Atlantia) possono chiarire ancora meglio il concetto.
Per l’economia nazionale è innegabile che il maggior danno arrivi dagli inevitabili disagi che coinvolgeranno il porto di Genova, adesso letteralmente tagliato a metà vista la presenza di un terminale da ambo i lati del ponte. In ballo ci sono 5 miliardi di euro tra entrate IVA e accise, oltre a 50 mila addetti. L’autostrada crollata fungeva da connessione dei flussi su gomma diretti non solo sul territorio nazionale, ma anche su quello internazionale verso la Francia.
Il rischio economico maggiore sarà ovviamente quello di uno spostamento delle attività degli armatori navali in città vicine come Livorno o, peggio, della francese Marsiglia. Oltre a questo, bisogna considerare anche il minor flusso turistico ed i disagi dei pendolari genovesi con annesso il calo della produttività e dei posti di lavoro.
Il danno economico più diretto ed immediato è ricaduto però sulla società che ha attualmente in concessione dal Ministero Italiano dei Trasporti buona parte della gestione della rete autostradale, ovvero Autostrade per l’Italia controllata dal gruppo Atlantia, in cui il socio di riferimento è la famiglia Benetton.
Il grafico che è possibile visionare a questo indirizzo, evidenzia come nelle giornate del 14 e 16 agosto (il 15 agosto era festivo in Italia), l’azione Atlantia abbia perso oltre il 30% del suo valore, mentre l’indice FtseMib (il più significativo indice azionario della Borsa italiana) ha perso il 3%. I 5 miliardi di capitalizzazione di borsa persi da Atlantia contengono al loro interno un mix di preoccupazioni e interrogativi che fanno vacillare gli investitori e gli addetti ai lavori.
Certamente la richiesta di danni che arriverà dallo Stato italiano, dalle famiglie delle vittime, dagli abitanti del quartiere sottostante il ponte Morandi e dalle attività produttive danneggiate infliggerà un duro colpo al bilancio di Atlantia. C’è poi il rischio di revoca della concessione autostradale se il Governo italiano deciderà di dare seguito alle dichiarazioni post tragedia del Primo Ministro. Infine per Atlantia ci saranno da mettere in conto i costi legati alla ricostruzione del ponte stesso.
Danni economici che inevitabilmente si abbatteranno anche su tutta l’economia italiana nei prossimi mesi, che saranno legati anche alle tempistiche della procura di Genova che sta seguendo il caso.