“Non vi è virtù così grande che possa essere al sicuro dalla tentazione” (Immanuel Kant)
“La tentazione più pericolosa: non assomigliare a nulla” (Albert Camus)
“Lo scopo della vita, se ne ha uno, consiste semplicemente nella ricerca continua delle tentazioni” (Oscar Wilde)
“È difficile non desiderare la donna d’altri, dato che quelle di nessuno, di solito, sono poco attraenti” (Enzo Biagi)
“Signore rendimi casto, ma non subito!” (Sant’Agostino)
COMPENSI UGUALI PER TUTTI?!?
Compensi uguali per tutti, nelle aziende? Il pericolo è indurre in tentazione (corruzione o scorrettezze) e spingere al lassismo. Ci sono molti aspetti detestabili, nella curiosa legge che impone ai dirigenti della Rai un compenso massimo uguale per tutti (240mila lordi annui, 110 netti). Ne ho scritto ieri e ho subito raccolto varie opinioni: consensi e perplessità. Vado dunque oltre.
NON È SOLO QUESTIONE DI MERITO
Ho scritto che mi sta a cuore il valore del merito: mi sembra assurdo che un dirigente fannullone e incompetente, che produce disastri, debba essere retribuito esattamente come un bravo manager, che invece assicura all’azienda profitti interessanti e un’immagine prestigiosa. Ma c’è di più.
UN CRITERIO SOVIETICO
Questo criterio illiberale, di stampo sovietico, può spingere gli animi poco nobili (non sono pochi, direi!) verso due ignobili comportamenti: la corruzione e il menefreghismo. È possibile – non voglio dire probabile o, addirittura, certo – che se un dirigente trova insoddisfacente il suo stipendio, abbia la tentazione di procurarsi qualche entrata illegittima. Cosí come è possibile che se capisce che l’azienda non fa differenze tra chi lavora sodo, fa sacrifici e si impegna, e chi invece tira a campare e scalda la sedia, scelga questo secondo modo, per passare le giornate.
CAMBIARE È SOLO UN’UTOPIA?
Queste riflessioni valgono per qualsiasi azienda pubblica, dall’Alitalia ai vari carrozzoni ministeriali. Sono regole, abitudini che si possono sradicare? Temo di no: marciscono nella muffa da un’eternità. Dunque è pura utopia, il pensiero di istituire i criteri e i valori del merito? Temo di sì. Però… Mai rassegnarsi.
Qualcosa si può fare e la Rai, grazie a uomini di buona volontà e capacità (ce ne sono molti, conosco discretamente viale Mazzini per averla frequentata a lungo) potrebbe dare il buon esempio. Insisto su un desiderio espresso ieri: cominciamo col tagliare sprechi e costi superflui, così si trovano le risorse per premiare i meritevoli.