Robert Smith, nato in Colorado, figlio di due insegnanti, è l’afroamericano più ricco negli Stati Uniti. E’ cresciuto in una comunità afroamericana, e quando aveva un anno la mamma lo portò ad ascoltare il famoso discorso di Martin Luther King “I have a Dream”.
Ora la sua ricchezza è pari 6.3 miliardi di dollari.
Non è un cantante rap, né un giocatore di basket, ma un investitore partito dal basso, che poi ha creato la sua firma di private equity, la Vista Equity Partner.
E’ giusto ricordare esempi come lui, perché siano d’ispirazione alle giovani generazioni, e per evitare di far credere che gli afroamericani siano tutti ai margini della società.
Il razzismo sistemico è un problema, la violenza della polizia è un problema, ma l’America continua ad essere un Paese dove partendo da zero puoi arrivare in alto, non è un caso se qui sono concentrati la maggior parte dei billionare afroamericani (in Europa non ce n’è nessuno) senza contare gli studi sopra il razzismo svolti nelle università americane, che creano consapevolezza globale su un problema presente in tutti i paesi.
I tassi di disoccupazione negli Stati Uniti erano così bassi (prima della pandemia) che nessuno è stato mai costretto ad emigrare lontano dalla sua terra, indipendentemente dal colore della pelle, come invece sono stato costretto io o altri giovani, da generazioni, nel Sud Italia.
Credo ci vorrà tempo prima di vedere un presidente di origine algerina in Francia, o turca in Germania. Nonostante tutto gli Stati Uniti sono ancora il Paese migliore per emergere, dove il talento individuale è premiato, e dove ti lasciano fare il tuo cammino.