Sul Sole 24 Ore la storia di Simone Mancini, 34 anni, nato a Empoli, trasferitosi in Australia a tre anni, tornato in Italia a 31 con una singolare storia di emigrazione di ritorno. La vicenda di Simone racconta uno degli eventi più importanti della piccola finanza italiana degli ultimi anni: il battesimo da unicorno di Scalapay, la società che ha fondato nel 2019 con il socio macedone-australiano Johnny Mitrevski e di cui è amministratore delegato.
«Mio papà – dice Simone a Il Sole 24 Ore che pubblica la sua storia nell’edizione domenicale – era un piccolo imprenditore in Toscana. Ha lasciato tutto e siamo andati in Australia perché lui e mia mamma hanno deciso di fare i missionari laici per la Comunità Neocatecumenale».
Tante le esperienze prima di trovare la sua strada. Il verbo arrendersi non è scritto nel vocabolario di Simone che ha il pallino dell’imprenditore. Poi l’intuizione. Con un amico decide che deve fondare una start up che dà piccoli crediti ai consumatori per comprare oggetti di costo medio, due-trecento euro, i classici sfizi. E così Simone si trasferisce in Italia e nasce Scalapay.
L’investimento iniziale è di 25mila dollari. È il febbraio del 2019. Entrano i primi fondi, l’italiano Itaca è determinante per vestire di tricolore l’ operazione, poi via via si accodano gli altri. Nel marzo 2022, tre anni dopo, Scalapay ha tremila negozi e vale un miliardo di euro.
Prima o poi vorrei entrare alla Fondazione Prada – dice a Il Sole 24 Ore -, è qui vicino a casa mia a Milano. Ci giro intorno, quando corro al mattino. Vorrei vedere qualche partita della Fiorentina che non seguo più dai tempi di Batistuta, il mio idolo. Magari vorrei conoscere il presidente Commisso, mi è simpatico a pelle». Tra emigrati di ritorno, non sarà difficile capirsi.