Le parole espresse dal presidente del Senato Ignazio La Russa sulla questione del 25 aprile ci devono fare riflettere. Che la liberazione del nostro Paese dal nazi-fascismo sia da ricordare è ovvio. Però, la ricorrenza del 25 aprile è stata trasformata in una festa di una parte del Paese. La sinistra si è intestata il merito della liberazione e ha fatto della ricorrenza del 25 aprile una sua festa.
Deve essere ricordato che i termini “antifascismo” e “democrazia” non sono sinonimi. Infatti, non tutto l’antifascismo dell’epoca della II Guerra Mondiale era democratico. Per esempio, i comunisti erano allineati a Mosca, capitale dell’Unione Sovietica. Stalin era antifascista ma non era certamente democratico, come non erano democratici personaggi come Tito e Ceausescu. Anche questi ultimi erano antifascisti.
Inoltre, si condannano (giustamente) gli orrori compiuti dai nazisti e dai fascisti. La Shoah fu un vero genocidio e crimine contro l’umanità. Però, una certa parte tace riguardo agli orrori dei comunisti. Per esempio, ancora oggi, la sinistra ha molte difficoltà a parlare delle foibe. E poi cosa c’entrava un fatto orribile come l’uccisione del seminarista Rolando Rivi da parte dei partigiani comunisti con la lotta al nazi-fascismo?
Dunque, è giusto dare il giusto peso alle cose e si deve ringraziare il presidente La Russa per tale spunto di riflessione. Una riflessione deve essere fatta. Serve una vera riconciliazione nel Paese. Non si può continuare a dire che chi non segue un certo pensiero abbia idee fasciste.
Per fare sì che ci possa essere una riconciliazione, ci deve essere un riconoscimento reciproco degli errori (e degli orrori) del passato. Ergo, com’è giusto riconoscere i danni cagionati dai fascisti e dai nazisti, è altrettanto giusto riconoscere i danni cagionati dagli altri. Si riuscirà a fare ciò?