“Che senso ha il voto all’estero?”: se lo chiede il quotidiano La Repubblica. “Per gli italiani all’estero è già 25 settembre. Sei milioni di connazionali iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti nelle quattro ripartizioni – Europa, America del Nord, America del Sud, Asia Africa e Oceania – possono votare per posta per i candidati della circoscrizione Estero”.
“La scheda – si spiega – va inviata in una busta preaffrancata al consolato più vicino. Qui deve giungere entro le ore 16 del 22 settembre: tre giorni prima della domenica del voto in Italia. I seggi in palio, complice il taglio dei parlamentari, sono appena otto alla Camera – tre in Europa, due in America del Nord, due in Sudamerica, uno in Africa, Asia, Oceania, Antartide – e quattro al Senato, uno per ogni circoscrizione. Si vota con le preferenze. Sistema proporzionale puro. E anche quest’anno c’è già una denuncia di brogli, in Sudamerica”.
“Ma che senso ha far eleggere dei candidati di origine italiana – chiede La Repubblica – che, come accade sovente in Sudamerica, risiedono all’estero da moltissimi anni e a malapena parlano ancora la nostra lingua? E perché far esprimere chi vive lontano da noi magari da più di sessant’anni? Dei sei milioni di italiani all’estero soltanto la metà è nata in Italia”.