L’Associazione dei sardi all’estero denuncia: per tanti nostri corregionali all’estero è impossibile tornare a casa.
“Venire in Sardegna sta diventando impossibile per il costo del viaggio e le difficoltà di trovare posto su navi e traghetti. In tanti stiamo pensando di vendere le case e di troncare definitivamente i rapporti con la nostra isola”: è quanto si legge in una lettera firmata dall’Associazione degli immigrati sardi e dei circoli del nostri corregionali in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, Belgio, Spagna, Inghilterra, Danimarca e Bulgaria.
A occuparsi della vicenda è il quotidiano La Nuova Sardegna.
Quella dei sardi oltre confine è una comunità numerosa che va fiera della sua identità, della lingua, del vessillo coi Quattro Mori che sventola ovunque in Europa. Una comunità che non ha mai troncato i rapporti con la sua terra di origine e che, anzi, è riuscita a tramandarli alle seconde e terze generazioni.
“Le vacanze in Sardegna – raccontano – erano il sogno che ci aiutava a superare le difficoltà di vivere in un altro Paese, ma adesso questo sogno sta diventando irrealizzabile. Da Genova a Olbia il costo di un biglietto può arrivare, ad agosto, fino a 700 euro a tratta per 2 persone + 2 bambini, senza alternative anche sulle altre tratte, sia sulla Genova-Porto Torres, sia da Livorno, sia da Civitavecchia”.
“Mai come quest’anno – sostiene l’Associazione – la stragrande maggioranza dei lavoratori sardi all’estero e dei pensionati hanno difficoltà a raggiungere la loro terra. In tanti stanno pensando seriamente di vendere la casa nell’isola, costruita per amore con risparmi e sacrifici, perché non possono più permettersela”.
“Le compagnie, dopo una fase di concorrenza – sostengono i circoli dei sardi all’estero – , sono nuovamente tentate di fare “cartello”. “Ci sono state tante interrogazioni parlamentari senza esaurienti risposte. Ci sono regolamenti dei trasporti scritti da Invitalia, per conto del Ministero dei trasporti, che sono discriminatori nei confronti di gran parte degli emigrati. C’ è la totale mancanza di interlocuzione fra Governo e Regione, la quale mai come oggi è senza voce in capitolo su un settore così importante per la sua economia e per la libertà dei suoi cittadini”.