Prendo spunto dall’articolo scritto da Dario Rivolta, quello intitolato Dario Rivolta: “Zelensky? Suscita ripugnanza”, per condividere una riflessione.
Che la Russia abbia attaccato l’Ucraina è vero e che l’Ucraina abbia il sacrosanto diritto di difendersi è altrettanto vero. La Russia non è una realtà democratica ed è un Paese altamente corrotto. Tuttavia, deve essere detto anche che nemmeno l’Ucraina può essere definito un Paese democratico e che il tasso di corruzione della politica di Kiev non è certamente inferiore a quello che c’è in Russia. Sia chiaro, io sono atlantista e tra Russia ed USA scelgo sempre gli USA, pur con tutte le sue contraddizioni. Però, penso che serva un minimo di obiettività nel trattare la vicenda del conflitto russo-ucraino.
Deve essere ricordato che questa guerra è anche figlia di ciò che accadde dal 2014 ad oggi. Ricordiamo la cacciata del presidente filorusso Viktor Yanukovich e la nascita di corpi militari che sostituirono i reparti mancanti dell’esercito ucraino, come il battaglione Azov. Quest’ultimo si ispirò al nazionalista ucraino (di idee naziste) Stephan Bandera e colpì la popolazione russofona del Donbass. Riguardo a Zelensky, possiamo dire che la situazione non sia migliorata. L’attuale presidente ucraino ha fatto chiudere le emittenti di opposizione e ha mandato sotto processo il suo predecessore Petro Poroshenko, accusandolo di tradimento.
In realtà, Poroshenko è filoccidentale. Quando era presidente (2014-2019) Poroshenko condannò nazismo e comunismo sovietico. Dunque, la vicenda della guerra non può essere trattata come una partita di calcio con il tifo per una fazione o per l’altra. Se da una parte la Russia ha attaccato e l’Ucraina ha tutto il diritto di difendersi, deve essere riconosciuto che anche l’Ucraina ha le sue colpe, come ha delle colpe l’Occidente, per non aver sorvegliato l’evolversi della situazione.