Come un giocatore di poker al quale restano ormai poche carte in mano, Renzi – nonostante la crescente indignazione per l’“Italicum”, le realistiche proposte di “spacchettamento” sul quesito referendario e il fatto che per la prima volta le intenzioni di voto per il NO al referendum siano salite al 52% – fa finta di nulla, bluffa e ostenta la sua solita sprezzante sicurezza.
Credo che bocciando ogni ipotesi di mediazione e sfidando gli avversari interni ed esterni con estrema arroganza alla fine Renzi andrà a sbattere, ma l’uomo è fatto così.
Peccato, perché ribadirò sempre che la Costituzione è una cosa seria e andrebbe il più possibile condivisa, mentre l’insistere su un referendum personalizzato alla figura del premier farà male non tanto a lui, ma soprattutto all’Italia.
Sarebbe comunque ora di piantarla di disegnare scenari apocalittici se vincesse il NO, anche se la paura è una delle poche armi che restano in mano a Renzi che – in questo senso – ha mobilitato tutta la sua corte, ma peraltro convince sempre di meno. Tutti vogliamo cambiare la Costituzione ma non così, tagliando i diritti dei cittadini e la loro libertà di voto.
Intanto, sotto sotto, Renzi spera però nei rinvii (il referendum di ottobre è già slittato a novembre) contando che la Corte di Cassazione gli bocci anche l’Italicum – come è molto probabile – e quindi vi siano altre scuse per tirare in lungo.
Serietà sarebbe invece (Mattarella, dove sei?) di andare decisi verso un referendum con più quesiti, ma proponendolo anche su tematiche “vere” (come l’elezione diretta del Capo dello Stato oltre che del Senato, puntando finalmente ad una autentica Repubblica Presidenziale) con finalmente chiarezze e “tagli” veri ai numeri della politica.
Su queste cose concrete – e coinvolgendoli con scelte dirette – bisognerebbe chiedere il parere degli italiani, non facendo piovere sulle nostre teste “pacchetti” dichiarati intoccabili, soprattutto se imposti insieme ad una riforma elettorale antidemocratica come l’“Italicum” dove l’80% dell’unica camera elettiva che resterà sarà decisa non dai cittadini, ma dai leader di partito.
Discussione su questo articolo