Ferruccio de Bortoli ha una sua particolare affettività. Ho sempre considerato l’ex direttore del Corriere della sera come un personaggio di rara diversità, assolutamente anaffettivo, incapace di cedere a indulgenze o a impulsi del cuore. Formidabile nel programmare la sua eccezionale carriera e nel gestire con misura i suoi rapporti con i rappresentanti di qualsiasi potere.
Tuttavia – sto leggendo il suo libro, “Poteri forti (o quasi), edito da La nave di Teseo – ho intravisto, a sorpresa, indizi inattesi di sensibilità umana.
IL DEBUTTO COME CRONISTA DI NERA
Ne cito uno (non sono molti, tre o quattro…), il suo debutto come cronista di nera. Una donna massacrata dal marito. Ferruccio, facendosi forza, fu all’altezza del “servizio”: rubò perfino una foto – ci credereste? – da un cassetto in casa dell’assassino. E poi ricorda di essersi rifugiato in un bar, di aver bevuto due birre e infine di aver vomitato per strada, attanagliato dal disgusto. Vero cuore? O un ricordo sapiente, per proporsi umano come tutti?
IL LIBRO, UNA RASSEGNA DI POTENTI…
Il libro è noioso: una rassegna pedissequa di celebrità, papi e cardinali, capi di governo e ministri, grandi industriali e avventurieri di successo e così via… La sensazione è che Ferruccio non racconti tutto, anzi nasconda qualcosa. Nello stile e nei contenuti sembra un generale in pensione, un ex premier.
Perché allora ha scritto questo libro? Direi che non sopportava di essere sbalzato fuori dal suo habitat, il giro dell’elite. La sua dote vincente è la misura: mai una parola di meno o di più.
CON SOBRIETÀ STRATEGICA, LA BOMBA BOSCHI
Così ha inserito in poche righe, sobriamente, che la ministra Maria Elena Boschi intervenne per chiedere l’intervento dell’ad Federico Ghizzoni di Unicredit, per salvare la banca in cui era incasinato suo padre. La bomba è esplosa, Ghizzoni tace, la Boschi non ha presentato la querela annunciata. E Ferruccio de Bortoli, sempre sobriamente strategico, gode.
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