L’Unione Sarda racconta oggi una storia straziante. “Mio fratello Giuseppe è morto per la negligenza dei medici. Abbiamo scoperto grazie a un’inchiesta che per 19 giorni non è stato alimentato. Una cosa gravissima”. E’ enorme il dolore Giovanni Ulleri: da Londra, attraverso il telefono, parla con il giornalista che l’ha intervistato per il quotidiano sardo e racconta del fratello affetto dalla sindrome di Down, morto nel 2016 in ospedale a Manchester a 62 anni.
I genitori di Giuseppe e Giovanni erano originari di Paulilatino e Bonarcado: Pietro e Franceschina, emigrati nel 1952 in Inghilterra per trovare lavoro. Pietro è stato occupato prima in miniera per cinque anni, poi ha fatto il sarto. Insomma, una storia di emigrazione italiana come tante altre.
La causa ufficiale della morte di Giuseppe parlava di polmonite, ma i familiari non ci hanno mai creduto: troppi elementi strani da chiarire. E così hanno deciso di denunciare la storia per sapere la verità.
Nel marzo 2016 Giuseppe finisce in ospedale dopo una “caduta” che però ha tutta l’aria di qualcosa di molto più grave. “In ospedale viene dimesso dopo pochi giorni per poi tornarci perché le sue condizioni non erano per niente buone: fratture in diverse parti del corpo” racconta Giovanni. E a quel punto per Giuseppe comincia il calvario, sfociato purtroppo nella morte.
In ospedale, al Manchester Royal Infirmary, il 9 marzo gli viene inserito un sondino per alimentarlo, ma dopo un giorno viene rimosso perché “gli dava fastidio” spiegano dall’ospedale. “Giuseppe non riusciva a esprimersi in modo compiuto” va avanti il fratello, “non è possibile che le cure siano state così prive di attenzione. Al punto che abbiamo scoperto che Giuseppe per diverso tempo è rimasto senza nutrizione. Solo dopo giorni i medici decidono di inserire una sonda direttamente nello stomaco di Giuseppe ma a quel punto era troppo tardi. Perché sono intervenuti solo allora?” si chiede Giovanni.
Giuseppe muore per un’infezione polmonare causata dall’ingresso di elementi estranei nei bronchi (compresi cibo o saliva). “In una decina di giorni Giuseppe ha perso dodici chili: si può trattare un paziente in questo modo? Ora i giudici hanno stabilito che la negligenza nella cura, l’incapacità di fornire nutrimento e il fatto che sia stato alimentato in posizione supina hanno contribuito alla sua morte”.