Piena soddisfazione per i risultati ottenuti e per il contributo dato al raggiungimento di obiettivi fondamentali nel campo del miglioramento della salute e del benessere dei cittadini europei, ma non solo, è stata espressa dall’Ambasciatore di Danimarca in Italia Birger Riis-Jørgensen. L’ambasciatore illustrerà i risultati del semestre di presidenza danese del Consiglio dell’Unione Europea, conclusosi il 30 giugno, nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione Parlamentare per la tutela del diritto alla prevenzione e presieduto dal Sen. Antonio Tomassini, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, questa sera a Palazzo Madama.
Durante l’incontro sarà consegnata la Medaglia dell’Associazione Parlamentare per la tutela del diritto alla prevenzione a Lorenzo Mastromonaco, Vice President di Novo Nordisk Europe, per l’impegno continuo nel campo della prevenzione del diabete in Italia.
“La Danimarca ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea il 1° gennaio 2012, annunciando un programma fondato sul rafforzamento della coesione dell’Europa, per meglio affrontare le difficili sfide che i nostri Paesi stanno affrontando”, ha detto Birger Riis-Jørgensen. L’ambasciatore danese ha poi spiegato che il suo Governo si era prefissato quattro priorità, riguardanti l’economia, la crescita, l’ambiente e la sicurezza e che all’interno di questo quadro erano state inserite tre tematiche sanitarie: malattie croniche non trasmissibili (diabete, disturbi cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, tumori); antibiotico-resistenza; innovazione tecnologica per la salute e il benessere.
Nel corso della Presidenza danese è stato definito dal Consiglio europeo il nuovo programma 2014-2020 per la salute, che prevede la possibilità di finanziare progetti per promuovere l’innovazione e le applicazioni tecnologiche, con il potenziale di migliorare l’empowerment del paziente, la qualità e l’efficienza dell’assistenza sanitaria e la qualità di vita delle persone malate. “Allo stesso tempo, la tecnologia può contribuire a promuovere un migliore utilizzo delle risorse e creare condizioni di lavoro più favorevoli per i lavoratori nella sanità pubblica e privata europea,” ha sottolineato Riis-Jørgensen.
Per ciò che concerne la lotta all’antibiotico-resistenza, l’Europa ha raggiunto un accordo sulla necessità di limitare l’impiego degli antibiotici e di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli operatori sull’importanza di adottare misure di prevenzione che possano anticipare ed evitare il ricorso massiccio agli antimicrobici. Le infezioni da batteri antibioticoresistenti causano quasi 25.000 morti ogni anno nell’Unione e costano circa 1,5 miliardi di euro ogni anno.
Infine, le malattie croniche non trasmissibili. Il tema, portato all’attenzione da una risoluzione dell’ONU sul diabete, datata 2006, e da un Summit organizzato, sempre dalla Nazioni Unite, a New York nel settembre dello scorso anno, ha spinto la Danimarca a sostenere a Copenhagen, in aprile, lo European Diabetes Leadership Forum promosso dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), in collaborazione con l’Associazione Danese per il Diabete e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk.
“Il diabete può essere assunto a modello delle malattie croniche non trasmissibili. Oggi sono oltre 35 milioni gli europei che convivono con il diabete e OCSE e International Diabetes Federation stimano che raggiungeranno i 43 milioni nel 2030. Abbiamo contribuito a lanciare la Copenhagen Roadmap per sostenere iniziative volte a migliorare la prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione del diabete”, ha concluso l’ambasciatore danese.
“Prevenzione, diagnosi precoce e miglioramento delle cure e dell’assistenza sono i tre capisaldi sui quali si basa la strategia della Copenhagen Roadmap messa a punto dai partecipanti – medici, rappresentanti delle associazioni pazienti, politici, Istituzioni europee e dei Paesi membri della UE – allo European Diabetes Leadership Forum per affrontare la sfida che il diabete pone all’Europa”, ha spiegato Francesco Dotta, Docente di Endocrinologia dell’Università di Siena e Segretario Scientifico dell’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO).
Che di vera e propria sfida si tratti, lo dimostrano alcuni numeri. Se, infatti, sono 35 milioni le persone con diabete in Europa (oltre 3 milioni in Italia), pari al 5,8% della popolazione, bisogna considerare che, sempre secondo OCSE/IDF, risiedono nel nostro continente 42 milioni di persone che si trovano in condizione di ridotta tolleranza al glucosio (IGT, impaired glucose tolerance). “La ridotta tolleranza al glucosio è una sorta di stato di pre-diabete, un importante fattore di rischio che presuppone un’evoluzione verso la malattia, ma che fortunatamente è ancora reversibile; è possibile tornare indietro modificando il proprio stile di vita”, ha commentato Dotta. Inoltre, in Europa secondo l’International Association for the Study of Obesity (IASO) 1 bambino su 5 oggi è sovrappeso od obeso, in Europa: vuol dire 15 milioni di bambini in un’ipotetica anticamera del diabete.
Che cosa sia possibile e si dovrebbe fare, gli esperti riuniti a Copenhagen lo hanno detto chiaramente: bisogna puntare e investire, in primo luogo, sulla prevenzione. “Il diabete di tipo 2 è ampiamente prevenibile agendo sui fattori di rischio, che soprattutto per le nuove generazioni sono l’alimentazione sbagliata e la pigrizia, la scarsa attività fisica”, ha detto Dotta, che ha aggiunto come “la diagnosi tempestiva e l’intervento rapido con le cure più adeguate evitano l’insorgere di gravi complicazioni collegate al diabete, innanzitutto quelle cardiovascolari; anche verso questo obiettivo spinge la Copenhagen Roadmap.”
“La promozione di comportamenti responsabili e la creazione di un ambiente che possa favorire lo stile di vita sano sono un obbligo sempre più stringente per un Paese che voglia garantire ai propri cittadini un futuro sano e sostenibile”, ha chiosato il Sen. Antonio Tomassini. “A Copenhagen si è discusso dell’incremento, nelle aree urbane, delle piste ciclabili e delle infrastrutture che permettano ai cittadini di fare esercizio fisico; si è dibattuto molto circa l’importanza di adottare nelle scuole progetti di educazione alimentare, ma anche di specifici programmi dedicati alle comunità straniere, che in molti Paesi come il nostro stanno non solo crescendo, ma modificando le proprie abitudini di vita nel senso deteriore del termine”, ha concluso.
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