Quasi 1 italiano su 3 (31,6%) in viaggio all’estero cerca locali e ristoranti dove può mangiare italiano per non rinunciare ai sapori di una tavola considerata la migliore del mondo e candidata dal Governo a diventare patrimonio immateriale dell’umanità per l’Unesco. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Censis su ”La guerra in tavola” diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti.
La candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco – ricorda Coldiretti – arriva dopo l’approvazione da parte del Governo del Disegno di Legge su ”Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy” che prevede l’istituzione di un ente per la certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all’estero, con ben l’87% degli italiani che ritiene importante per verificare la reale origine dei piatti serviti.
Un riconoscimento per il padre della cucina italiana Pellegrino Artusi – prosegue Coldiretti – nato nel 1820 ed autore del primo codice alimentare dell’Italia unita ”La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” che diede un contributo fondamentale per amalgamare, prima a tavola e poi nella coscienza popolare, le diverse realtà regionali con un comune senso d’appartenenza.
E’ anche grazie al prezioso lavoro di Artusi – ricorda Coldiretti – se l’agroalimentare italiano in pochi anni da una economia di sussistenza ha saputo conquistare primati mondiali e diventare simbolo e traino del Made in Italy.
Nonostante il rischio sempre in agguato di ricette ”sbagliate” o ingredienti taroccati, la ristorazione all’italiana – evidenzia Coldiretti – è la più diffusa e apprezzata nel mondo con un valore che raggiunge i 205 miliardi di euro e registra i maggiori livelli di penetrazione negli Usa, con il 33% del totale dei ristoranti, e in Brasile (28%), ma ottimi risultati si raggiungono anche in Francia (22%), Spagna (24%), India (24%), Germania (16%), Cina (14%), Corea del Sud (12%) e Regno Unito (11%) secondo l’analisi della Coldiretti sul Foodservice Market Monitor 2022 di Deloitte.
Una rete commerciale che rappresenta troppo spesso il mercato di sbocco di oltre 120 miliardi di falsi cibi italiani con un ”turbo marketing” selvaggio che spesso stravolge i piatti della dieta italiana con piatti e ricette improponibili: dagli spaghetti con polpette in lattina ai rigatoni con pollo e pesto. E gli esempi di questa galleria degli orrori a tavola – spiega Coldiretti – non mancano, alcuni dei quali esposti a Villa Miani: dagli ”Spaghetti and Meatballs” con le polpette di carne ai ”Beefaroni”, rigatoni in lattina con sugo di carne, dal ”Zesty Robusto Italian”, uno strano condimento, alle ”Chicken Fettuccine” con il pollo, dai ”Rigatoni with chicken and pesto” con pollo e pesto al Parmesan vegetariano, dalle Lasagne Kit alla Carbonara sauce fino alla pizza con l’ananas o le lasagne servite con la ricotta.
”La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani che hanno raggiunto nel mondo l’astronomica cifra di 120 miliardi di euro ed è anche per questo che è importante fare chiarezza sulla cucina italiana nel mondo con il riconoscimento come patrimonio Unesco” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che ”il valore delle esportazioni di cibo Made in Italy ha raggiunto il record storico di 60,7 miliardi ma sono convinto che ci siano le condizioni per arrivare a 100 miliardi nel 2030, utilizzando il Pnrr per colmare il gap infrastrutturale e logistico del nostro Paese ma anche mettendo uno stop alla contraffazione alimentare internazionale”.